25 luglio 2016

SARDEGNA: PRESIDIO CONTRO FABBRICA DI BOMBE

da rompere le righe

Viveri liberi dalla necessità di fabbricare armi
STOP RWM
La fabbrica di armi di Domusnovas-Iglesias, di proprietà della RWM s.p.a, settore della Rheinmetal Defense, ha un ruolo centrale nella produzione e vendita di armamenti e ordigni a paesi coinvolti in conflitti bellici in tutto il mondo.
– 40 milioni di euro il giro d’affari dell’export di armi e munizioni, bombe comprese, dalla Sardegna verso il resto del mondo nel 2015 (10 milioni in più rispetto al 2014)
– 4,6 milioni di euro in spedizioni di armi e munizioni partite dal sud Sardegna e dirette all’Arabia Saudita nel solo mese di marzo 2016 (dati Istat).
– Dal 26 marzo 2015 l’Arabia Saudita e i suoi alleati conducono una feroce guerra di aggressione contro lo Yemen e utilizzano questi ordigni per bombardarne le città mietendo strage tra la popolazione.
– Oltre 6mila morti, di cui circa la metà tra i civili, oltre 20mila feriti e 685mila rifugiati dall’inizio del conflitto in Yemen (dati UNHCR).
CHI ASSISTE PASSIVAMENTE ALL’OFFESA DELLA NATURA UMANA NE È RESPONSABILE QUANTO IL DIRETTO ESECUTORE
VENERDÌ 29 LUGLIO 2016 – ORE 5,30
SIT IN 
NEL PIAZZALE DI FRONTE ALLA FABBRICA RWM A DOMUSNOVAS
SALUTIAMO L’ALBA
FERMIAMO LE BOMBE!
Campagna Stop Bombe RWM

RADIOCANE: RITORNO A RIGAER STRASSE 94


Dopo la grande manifestazione del 9 luglio scorso siamo tornati a Rigaer Strasse 94 a Berlino per farci raccontare del clima di resistenza diffusa nel quartiere e in città nelle ultime settimane, in un crescendo di azioni diurne e notturne che ha portato ad un ampio dibattito su più fronti riguardo alle pratiche messe in movimento.
Ad oggi due compagni sono ancora detenuti dopo gli ultimi scontri mentre negli ultimi giorni gli abitanti di Rigaer Strasse 94 sono rientrati nei loro spazi − benchè deturpati da sbirri e guardie private − grazie a un vizio di forma delle modalità dello sgombero.

ascolta Ritorno a Rigaer Strasse 94


BERLINO: DEMO SPONTANEE E AUTO IN FIAMME DOPO LO SGOMBERO DELLA RIGAER 94

183210 
Berlino, 26 giugno 2016
Dopo lo sgombero della Kadterschmiede nella Rigaer Strasse 94 anche nella 4a notte consecutiva ci furono delle azioni.
25 giugno e notte sul 26 giugno:
– Demo a Neukölln e Kreuzberg con un minimo di 500 partecipanti
– Sabato sera demo spontanea non autorizzata attraverso Wedding con fuochi pirotecnici, barricate e azioni
Un’auto della ditta Wall in preda alle fiamme a Wilmersdorf
– 5 auto date alle fiamme e distrutte alla Rummelsburger Bucht
– 2 auto date alle fiamme e distrutte a Wedding
Fonte: Linksunten
Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

da contra.info

UNA RESISTENZA OLTREMISURA

riceviamo e diffondiamo:

Una resistenza oltremisura

Per l'ennesima volta, la mattina del 21 luglio 2016, siamo stati svegliati all'alba della polizia. Dieci notifiche di misure cautelari preventive tra Val Susa, Val Chisone, Val Pellice, Cuneo e Torino. Questa volta, su mandato del solito pm Rinaudo, vorrebbero obbligarci a presentarci in commissariato tutti i giorni, due volte al giorno, come misura cautelare per una iniziativa del settembre 2015, quando ci recammo negli uffici della Turkish Airlines di Torino Caselle, per denunciare la politica terrorista di Erdogan e dare sostegno a chi, in Turchia e in Kurdistan, continua a resistere e a combattere.
Incredibile ma vero, mentre in Turchia dilagano le purghe e gli arresti di massa, mentre Erdogan dichiara la sostanziale destituzione del Parlamento e la sospensione della Convenzione dei diritti umani, in Italia, come in Europa, si finge di scandalizzarsi e intanto si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo dello Stato turco, che non è certo una novità degli ultimi giorni, anzi.
Ebbene, stavolta non abbiamo nessuna intenzione di sottostare a queste limitazioni della nostra libertà.
Perché - come è esplicitato nella stessa ordinanza restrittiva - essa è finalizzata a impedirci di reiterare le condotte in questione, cioè il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, un sostegno di cui oggi c'è più bisogno che mai e per il quale, semmai abbiamo qualcosa da rimproverarci, è di non aver fatto abbastanza.
Perché è ora di rispondere a questo stillicidio di misure repressive con cui si stanno tentando di soffocare i movimenti di lotta, e contro la quale riteniamo sia improrogabile una risposta collettiva, ognuno secondo le sue possibilità. Soltanto tra la Valsusa e Torino, non si contano più le persone sottoposte a restrizioni. Ora basta! Gran parte di noi ha deciso perciò che non collaborerà più a limitare la propria libertà, che non si presenterà in commissariato. Noi siamo qui. Al limite andremo a raggiungere quei compagni - Luca e Giuliano - che già stanno scontando il coraggioso rifiuto di sottostare agli arresti domiciliari, e a cui cogliamo l'occasione per mandare un forte abbraccio. Se pensavate di spaventarci, avete sbagliato bersaglio.

Gli indagati e le indagate per l'irruzione alla Turkish Airlines
Torino 22 luglio 2016

Giovedì 28 luglio, ore 19:00, appuntamento a Radio Black out (via Cecchi 21/a, Torino), per aggiornamenti ed eventuali iniziative future.


MISURE CAUTELARI PER IRRUZIONE CONTRO LA TURKISH AIRLINES IN SOLIDARIETA' ALLA RESISTENZA KURDA

riceviamo e diffondiamo:
Alle sei di questa mattina, 21 luglio 2016, decine di poliziotti della Questura di Torino sono piombati nelle case di una decina di compagni/e piemontesi per notificare l'ennesima ordinanza di misure cautelari disposta dal GIP Silvia G. Carosio su richiesta del PM Antonio Rinaudo. Le misure notificate impongono a tutti/e l'obbligo di firma quotidiana, due volte al giorno.

I compagni/e sono indagati per diversi reati (resistenza, violenza privata, violazione di domicilio...) commessi il 25 settembre 2015 all'aeroporto di Caselle (To) quando un gruppo di solidali aveva fatto irruzione negli uffici della Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, occupandolo per leggere un comunicato di condanna della politica turca e di sostegno alla resistenza in Kurdistan, poi pubblicato sul web (vedi sotto il testo e il link al video). Il gruppo aveva poi improvvisato un corteo nell'aeroporto con slogan e striscioni contro il terrorismo di Erdogan. 

Mentre in Turchia dilagano purghe e repressione, in Italia si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo di Stato in Turchia, con un tempismo di cui dovrebbero vergognarsi, non conoscessimo la faccia da culo di Rinaudo e soci.

Da parte nostra, ci riserviamo di elaborare collettivamente le forme che più riterremo adeguate non soltanto per continuare a esprimere il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, ma anche per contrastare questo ennesimo maldestro tentativo di soffocare le lotte attraverso misure di polizia. A presto.

Link video (sub. English):

VENTIMIGLIA: "STANNO COSTRUENDO PER NOI UNA PRIGIONE"

da noborders ventimiglia

“Stanno costruendo per noi una prigione”
(cartello di un ragazzo durante l'ultima manifestazione)



Ci siamo. Dopo un mese di polemiche, ritardi e rimpalli si apre oggi il nuovo campo di “accoglienza temporanea”  per le persone senza documenti.
Il campo ha per ora una capienza di circa 180 posti ma dovrebbe venire implementato nelle seguenti settimane in modo da poter “accogliere” più persone. Sarà riservato principalmente agli uomini mentre donne, bambini e famiglie dovrebbero continuare ad essere ospitate all'interno di alcune chiese della città di Ventimiglia.  Il centro si trova ai limiti dell'area ferroviaria del Parco Roja in una zona industriale vicino alla frazione di Bevera. Hanno quindi posizionato i “moduli abitativi”in un mare di cemento, un luogo invisibile e invivibile lontano circa 5 km dal centro città .
La gestione del campo sarà  affidata alla CRI e alle forze dell'ordine, coadiuvati dalla presenza del UNHCR.  Alle associazioni sarà permesso collaborare, tramite accreditamento con la CRI,  organizzando  anche, pare, attività ludiche o formative. Giusto lo spazio per dare un volto “umano” ad un campo che è di fatto di controllo e di contenimento, per invisibilizzare chi è bloccato dal regime di frontiera.  Le strade per arrivare al centro sono due, chi avrà accesso come volontario dovrà essere accreditato quindi sarà molto facile controllare chi entra e chi esce e sarà ristretto lo spazio per la solidarietà diretta e fuori dal controllo della Prefettura.



Il centro sarà un luogo di permanenza temporanea: così viene chiamato al di fuori di ogni comprensibilità giuridica. Le persone potranno stare nel centro fino ad un massimo di 10 giorni, saranno muniti di un cartellino identificativo con nome e codice a barre. Quest’ultimo permetterà l’ingresso all’interno del centro, un meccanismo che ricorda l’entrata tramite impronte del centro di Calais; allo scadere dei giorni concessi per il soggiorno il codice non funzionerà più e dovrebbe quindi non essere permesso l’ingresso. Come un prodotto in scadenza, i migranti non sono altro che una merce nel business del regime di frontiera; chi sarà ancora bloccato a Ventimiglia dovrà decidere tra l’allontanamento (ancora da capire in che forma e una probabile deportazione) e la permanenza in Italia.  All’interno del campo, infatti, oltre ai servizi di base come il cibo e i bagni, le persone riceveranno informazioni sui diritti e le possibilità per fare richiesta d’asilo in Italia.
Il tempo di permanenza ha proprio questo scopo: rendere “edotte le persone dei diritti e le procedure  per le richieste d’asilo” nel paese. Palese l’ipocrisia: chi arriva al confine con la Francia per chiedere asilo in Italia?
Di nuovo, dopo la serie di proteste dei migranti che ci sono state in questi mesi la risposta è quella umanitaria e di un pratico confino fuori dalla città.  I migranti l’hanno detto chiaramente: vogliamo non essere invisibili e vogliamo la libertà, oltrepassare il confine. Non cibo né servizi ma solidarietà e libertà.



Nella Chiesa di Sant’Antonio erano presenti venerdì più di 400 persone. Nel corso di quella giornata è stata spiegata: l’organizzazione del nuovo centro, la disponibilità per le prime 100 persone e il fatto che dopo la colazione di Sabato mattina l’accoglienza dentro la chiesa sarebbe finita. Per tutti gli altri, fuori dal numero disponibile, non è prevista una sistemazione ma la CRI si occuperà di fornire pasti in giro per la città dando dei sacchetti alimentari.
Circa 200 persone hanno reagito alla notizia, cercando di oltrepassare il confine priorità che rimane fondamentale per tutti loro,  almeno cinquanta sono state respinte e sono tornate verso la città. Chi abbiamo incontrato ribadisce lo scarso interesse verso la propria sistemazione ma la volontà di potersene andare liberamente. Dopo la distribuzione del pasto, le persone sono state allontanate. Tanta è la confusione e in molti si sono dispersi per la città o sono rimasti di fronte alla struttura.  Chi stava cercando di monitorare la situazione sabato, è stato allontanato e trattenuto in commissariato per un’ora.
Domenica sono state tante le persone che hanno provato ad attraversare e sono state respinte, tanti hanno tentato di dirigersi verso il centro per trovare un pasto e altre informazioni.  Centinaia di persone sono disperse per i dintorni della città.
Il campo, ben nascosto dagli occhi dei turisti che vogliono godere delle bellezze della Costa Azzurra, è funzionale al contenimento e al controllo delle persone senza documenti. Il piano è chiaro: abbassare il numero di persone presenti nel territorio, confinandole ai limiti della città e lasciandone altre fuori.
Le deportazioni continueranno e andranno a colpire proprio chi rimane all’esterno di questo spazio protetto che fornisce un equilibrio che è un ricatto.
Come diceva il cartello di un ragazzo all’ultima manifestazione: stanno costruendo per noi una prigione.
Dopo mesi di rastrellamenti, deportazioni e respingimenti ci siamo: uno spazio di confine funzionale al controllo.
Non servono tante raffinate elucubrazioni per capire qual’è la richiesta di chi viaggia, l’hanno ribadito di più volte: libertà.
La costruzione di questo centro non è una vittoria. L’ipocrisia grottesca di quanto accade è palese.

Alcune e alcuni solidali di Ventimiglia

da informa-azione.info

LA POLIZIA SPARA, FERMIAMOLA!


riceviamo e diffondiamo:

Nella notte fra sabato e domenica scorsi, nei pressi di Trento, la polizia locale ha sparato a un ragazzo, durante un inseguimento di quattro minorenni su un'auto rubata. Per fortuna la ferita non è grave.

Giovedì sera, una trentina di compagne e compagni si è trovata in piazza S. Maria. Appena è passata una volante della polizia locale, i compagni l'hanno bloccata in mezzo alla strada con uno striscione ("La polizia spara, fermiamola"). Durante il blocco, interventi al megafono e volantinaggio. Dopo un po', si lasciavano passare gli altri mezzi continuando a fermare quello della polizia locale (gli agenti a bordo senza nemmeno fiatare, con i compagni intorno). Anche polizia e carabinieri arrivati dopo circa una quarto d'ora hanno mantenuto un profilo molto basso, a distanza. Buona attenzione tra la gente. Il blocco si è trasformato in un piccolo corteo, con interventi e scritte sui muri.

Mentre autorità e stampa vogliono archiviare l'episodio il prima possibile, noi non scordiamo nulla. 

Di seguito il volantino distribuito:


POLIZIA LOCALE

PIOMBO STATALE


Difendiamoci dai difensori


Mentre negli Stati Uniti un altro poliziotto ammazza a bruciapelo l'ennesimo afromericano, i pistoleri in divisa girano anche a Trento.

Quello che è successo al Bus de Vela, nella notte fra sabato e domenica, è indicativo. Quattro ragazzini fuggono dalla polizia locale su un'auto (risultata poi rubata). L'auto si rovescia, due ragazzi scappano nel bosco. Un poliziotto locale li insegue, spara e colpisce uno dei due minorenni al gluteo, trapassandogli la gamba.

Tra difese d'ufficio e versioni da affidare ai giornali, ne esce un ricostruzione che sfida ogni intelligenza, ma non la storia delle forze dell'ordine. Così come il colpo di pistola sparato dal carabiniere Placanica, durante il G8 di Genova nel 2001, sarebbe stato deviato da un cornicione prima di centrare e ammazzare Carlo Giuliani, anche in questo caso assistiamo alle traiettorie balistiche più stupefacenti: il proiettile sarebbe rimbalzato su un sasso prima di colpire il ragazzo. E la cosiddetta legittima difesa viene così reinterpretata dal comandante della polizia locale: il ragazzo in fuga era "aggressivo" e il protocollo prevede che per avvertimento si spari... per terra.

Dopo Federico Aldrovandi, dopo Stefano Cucchi, dopo Marcello Lonzi, dopo Riccardo Rasman (quest'ultimo soffocato a Trieste proprio da quattro poliziotti locali), si è sfiorato un nuovo omicidio di Stato.

La polizia locale è da tempo un corpo armato come tutti gli altri; come tutti gli altri partecipa alle retate nei quartieri, agli sgomberi di case e spazi occupati, alle deportazioni di chi non ha i documenti. Come tutti gli altri difende innanzitutto se stesso e le proprie gerarchie. La sicurezza che tutela è quella dell'autorità e del privilegio.

Mentre si leggono solo frasi ingiuriose verso i ragazzi che hanno rubato l'auto, per il poliziotto che ha sparato, invece, difese e giustificazioni (quando non il vigliacco rammarico che non abbia mirato più in alto). Che schifo.

Quella che simili episodi possano capitare soltanto ai "cattivi", tra l'altro, è una confortevole illusione. A volte basta solo un'animata discussione con qualche servitore dello Stato per subirne le ritorsioni, più o meno violente. Quando si ha un'arma d'ordinanza prima o poi la si usa. Il resto sono chiacchiere da giornale.

Chi non ha potere in questa società non sarà mai difeso da chi difende il potere nella società.

Non scordiamo nulla.

Autorganizziamoci contro le uniformi e la loro obbedienza assassina.

alcuni assillanti

RADIOCANE: SEVESO COME UN'INFANZIA - SPECIALE NOCIVITA'


La vicenda “Seveso” non è certo questione che si possa affrontare così, con qualche decina di minuti di musica e parole. Ci sarebbe così tanto da dire da scrivere decine di volumi, che di fatto sono stati scritti e di cui diamo conto qui.
Non è facile restituire all’ascoltatore di oggi i sentimenti di allora né ricostruire il gigantesco apparato di menzogna con cui è stata archiviata l’intera vicenda. Ciò che resta è l’impressione di trovarsi di fronte a un evento d’iniziazione alla catastrofe, a un’infanzia dei rapporti tra nocività, popolazioni, medicina, esercito, alle prese con i futuri problemi di coesistenza tra i veleni industriali e la vita.
Ma questa messa all’indice, l’archiviazione del caso – che ce ne consegna la vicenda come si trattasse di un pericolo corso, cui s’è posto rimedio, in un ormai remoto passato – contrasta con la semplice constatazione che, quanto d’irrimediabilmente mortifero c’è nel corso dei “normali” processi produttivi  che sistematicamente espongono a un rischio calcolato lavoratori e popolazioni, nel “momento Seveso” si manifesta assumendo molti dei tratti e degli aspetti salienti del quarantennio che gli succede ed è parte inestricabile del presente – non solo perché la diossina è ancora lì, seppellita in fusti, sotto un bosco artificialmente prodotto.

ascolta: SEVESO COME UN'INFANZIA

CADE L'ACCUSA DI DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO PER I 3 COMPAGNI SOTTO PROCESSO PER IL CORTEO DEL 24 GENNAIO

Il 14 luglio si è chiuso, in primo grado di giudizio, il secondo filone del processo per la rivolta del 24 gennaio a Cremona in solidarietà ad Emilio.
La buona notizia è la caduta del castello accusatorio per l’accusa di devastazione e saccheggio. Filippo è stato assolto, mentre Sam e Gianmarco sono stati condannati a 10 mesi (con condizionale sospesa solo per Gianmarco) per resistenza e danneggiamento. Filippo e Gianmarco sono liberi e aspettiamo al più presto Sam fra di noi.
Filippo, Sam e Gianmarco non hanno mai negato la propria storia di antifascismo ed è per questo che siamo abbastanza sollevati, almeno per quanto riguarda l’assoluzione.
Parzialmente, perché non possiamo dimenticare la galera e i tanti mesi di domiciliari subiti dai compagni. Una sentenza e il lugubre luogo del tribunale puzzeranno sempre di autorità.
Per il Comune di Cremona niente risarcimento di 200 mila euro a questo giro. Esiste un terzo filone che inizierà il 25 ottobre, riguardante Kuljit, il ragazzo infamato dal delatore Sbob. Che nessuno resti indietro contro la repressione di lorsignori.

Lo spirito del 24 gennaio continua…

COMO: AGGIORNAMENTI SU CHIUSURA DELLA FRONTIERE E RESPINGIMENTI

riceviamo e diffondiamo:

13 LUGLIO 2016: AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE A COMO-CHIASSO A SEGUITO DELLA CHIUSURA DELLA FRONTIERA E DEI RESPINGIMENTI

DISTRUGGERE LE FRONTIERE SUBITO!
NO BORDERS, NO DEPORTATIONS!


Presso tutti i valichi svizzeri si procede al respingimento, i/le migranti ritornano la sera in stazione a Como San Giovanni per cercare di capire come fare nel proseguire il loro viaggio, quasi tutt*sono dirett* in Germania e paesi del Nord Europa.

Al momento sono presenti in stazione minori non accompagnati e diverse persone che non parlano nè inglese nè francese e con le quali è difficile comunicare. Molte di loro questa mattina presto hanno provato nuovamente a salire su un treno in direzione di Chiasso. Altre si sono incamminate a piedi in direzione della dogana.
La stazione di Como è presidiata 24 ore su 24 da camionette della polizia, i/le migranti che cercano di proseguire a piedi lungo i binari in direzione di Chiasso vengono bloccat*.
Presidiati anche diversi punti lungo le recinzioni di confine in zona Ponte Chiasso in direzione Tavernola, per evitare accessi attraverso il fiume.
Respingimenti anche al valico autostradale di Brogeda, diverse persone migranti camminano a piedi lungo l'autostrada cercando una via d'accesso.

Ad ogni arrivo dei treni dall' Italia alla stazione di confine Chiasso, le guardie di confine svizzere (i cui effettivi in questi mesi estivi sono aumentati con la presenza di agenti provenienti da tutta la Svizzera) effettuano controlli a tappeto fermando qualsiasi persona "non-bianca", in una vera e propria operazione di "racial profiling". Molte persone che tentano di entrare in Svizzera per recarsi in Germania o altri paesi del Nord Europa vengono respinte immediatamente e ributatte sui treni in direzione dell'Italia. Forte presenza di guardie di confine, polizia, polizia ferroviaria e agenti di sicurezza privata Securitas anche alla stazione di Lugano, sui treni della linea Chiasso-Lugano-Bellinzona e in tutte le zone di confine.

Durante la giornata di ieri 60 persone sono state fermate a Bellinzona su un treno proveniente da Milano, rimandate a Chiasso ed in seguito espulse.
Nonostante la situazione d'emergenza, la stazione di Como viene chiusa a mezzanotte. Due giorni fa la polizia ha chiuso la stazione costringendo sotto i portici e al parco sotto la pioggia i/le migranti presenti. Ieri verso la una hanno tentato di chiuderla nuovamente, ma grazie alla presenza di alcune persone solidali che si sono opposte e hanno presenziato, è rimasta aperta.
In stazione la situazione rimane critica, diverse persone han passato la notte al freddo senza felpe nè coperte.
Nonostante le dichiarazioni dei politici cittadini e l'intervento di Caritas e Croce Rossa, in stazione mancano ancora servizi igenici, wc, l'accesso alla possibilità di lavarsi, cestini idonei alla raccolta dei rifiuti, sufficienti coperte, e cibo per chi arriva in orari in cui non c'è possibilità di recarsi alla mensa. Tutta la rete di solidarietà che si sta sviluppando in queste ore è spontanea e dal basso, con persone solidali che anche ieri sera hanno portato cibo, vestiti, scarpe e generi di prima necessità direttamente in stazione.

Lanciamo l'appello ad una presenza dopo le ore 22 questa sera,
quando telecamere, giornalisti e grandi associazioni smettono di essere presenti e serve una presenza a garantire che la stazione rimanga aperta, oltre che portare una vicinanza complice e solidale.


Alcune nemiche e alcuni nemici delle frontiere

ATTACCO CONTRO OFFICINA DI MANUTENZIONE DEI MEZZI DELL'ESERCITO E POLIZIA

da informa-azione.info
 
Apprendiamo dai media locali che nelle prime ore del 15 giugno è stata colpita con un attacco incendiario l'officina meccanica Automec di Senorbì. L'azienda ha la convenzione per la manutenzione dei mezzi, soprattutto furgoni e pullman, delle forze di Polizia e dell'Esercito. Nell'incendio sviluppatosi è andato distrutto un furgone Iveco della Polizia penitenziaria oltre a diverso materiale da lavoro.

SABOTAGGIO ANTINUCLEARE: SI CHIUDE IL PROCESSO D'APPELLO

riceviamo e diffondiamo: 

Sabotaggio antinucleare: si chiude il processo d'appelloGiovedì 31 Giugno a Firenze si è concluso il processo d'Appello contro cinque compagne e compagni accusati di un attacco dinamitardo contro un traliccio dell'alta tensione della famigerata linea La Spezia Acciaiolo in Toscana, azione contro i nuovi progetti di ripresa dell'energia nucleare in Italia.
Questo processo, che si trascinava da oltre dieci anni, partiva dalle inchieste "gruppi d'affinità" e "anticorpi" del 2006, quest'ultima includeva per altri compagni l'accusa di un attacco contro un'agenzia di lavoro interinale Adecco, reato nel mentre andato in prescrizione.

Il pubblico ministero si è limitato a chiedere il rinnovo di tutta l'istruttoria con l'utilizzo di nuovi periti e nuovi digos. La corte ha confermato invece la sentenza di assoluzione del primo grado per tutte/i, prendendosi novanta giorni per dare le motivazioni, scaduti i quali il pubblico ministero se vorrà potrà ancora allungare i tempi di questo processo ricorrendo in cassazione.

Prendiamo questa occasione per ringraziare tutte/i coloro che in questi anni ci sono state/i vicino sostenendoci con svariate iniziative che hanno permesso una continuità che desse forza e attenzione a temi, quello repressivo ne è solo una parte, come la lotta contro il nucleare in qualsiasi forma si presenti e contro tutte le nocività che ammorbano il pianeta e ogni essere vivente.

Alcuni nemici delle nocività

4 luglio 2016

CHRISTO COME EXPO, MERCIFICAZIONE, PROTAGONISMO E FETICISMO

pubblichiamo un articolo tratto da Radio Blackout

Christo, Floating Piers. Disegno 2014. 22,5 x 34,9 cm. Matita, carboncino e pastello. Foto: André Grossmann © 2014 Christo
Christo, Floating Piers. Disegno 2014. 22,5 x 34,9 cm. Matita, carboncino e pastello. Foto: André Grossmann © 2014 Christo
Tutti possiamo fabbricare uno stencil come quelli di Bansky per ripetere l’icona e allo stesso modo i floating piers di Christo danno la sensazione a tutti di poter partecipare alla creazione di un’opera, perché questa esiste in virtù della partecipazione del pubblico… che cammina sulle acque, come illustri precedenti.
Mercificazione pop da parte di chi è innanzitutto un grande imprenditore di se stesso e della propria arte d’avanguardia, il cui mercato si regge non sullo sbigliettamento ma sull’autoproduzione, vendendo i bozzetti di un’opera che, in quanto Land-art non potrebbe essere venduta a pezzi, se non nell’idea di interpretare il paesaggio, senza essere un paesaggista classico.
E allora l’ordigno da innescare per creare la situazione di massa è l’evento stesso, moltiplicato dalla cassa di risonanza dei media che amplificano la suggestione rendendo lo spazio e il tempo mitici e rituali per una fruizione inconsapevole e puramente presenzialista.
Il presupposto dell’arte di Christo sono «opere maestose, gigantesche, spettacolari e possibilmente “ludiche”» [N. d.R., qui devo intervenire come conoscente di Franco da innumerevoli lustri: quando usa l’aggettivo “ludico” non è mai benevolo, né affettuoso e non si tratta di uno sguardo compiaciuto verso l’inclinazione infantile di un artista che preferisce non crescere; il giudizio è piuttosto relativo all’assenza di rigore reale e di tensione o pulsione a riprodurre un’urgenza spesso dolorosa e incontenibile; “ludico” qui significa proprio giocare e non coincide con l’idea di arte, credetemi: infatti poi Franco indulge in ricordi palesemente dileggianti di orde di avventori che si impadroniscono delle presunte strutture artistiche come farebbero a Disneyland… oppure di fronte agli eventi caravaggeschi] .
L’altra parolina magica è “partecipazione”, la voglia di protagonismo: l’opera esiste solo attraverso il moltiplicarsi di singole partecipazioni che si sommano, quasi totalmente prive di consapevolezza, data la costrizione, i tempi di fruizione, l’irregimentazione del pubblico che la fruisce e che la rende possibile attraverso questa partecipazione stessa, fondata sulla effimericità che impone di presenziare in quelle date entro le quali l’evento esiste, mentre prima e dopo non si dà, facendo della sua effimericità la cifra essenziale che lo contraddistingue, negando un aspetto della tradizione artistica. E infatti quello che differisce dalle altre operazioni più rigorose di Christo, la vera differenza su queste passerelle, è il pubblico, che non  centuplica solo quello delle biennali o degli impacchettamenti, ma è quello di Acqualand, senza alcuna dimensione meditativa e contemplativa che sarebbe connaturata alla Land-Art e tantomeno al neopaesaggismo romantico.
L’unico ritualismo potrebbe essere quello di un battesimo, trattandosi di camminare sulle acque ci sta pure, ma persino senza quella proiezione mistica cristologica, piuttosto un battesimo rappresentato da quei terribili rituali commerciali con ristorante, servizio fotografico e massa di parenti trasportati tra paesaggi pittoreschi per arrivare al ristorante prescelto, che magari si chiama “all’arte relazionale” e si svolge su passerelle in mezzo a un lago.
Ma la capacità di promuovere se stessi coinvolge anche alcuni street-artists, come Bansky, di cui in questi giorni si celebra la museificazione a seguito di un’asta milionaria, che si può definire una disneyland [ e di nuovo torniamo al concetto sotteso di base] della banalità e dell’immediatezza che risalgono alla tradizione di Keith Haring di 35 anni fa… qualunque arte inizialmente eversiva, prima o poi, si incanala verso il commercio: pochi resistono alle sirene del mercato dell’arte. Persino i poveristi furono promossi dagli Agnelli: il messaggio rimane eversivo, ma forse il mecenate che lo rende di successo offusca quell’eversione, e questo vale da Giulio II a Giuanìn Lamiera.
Qui potete scaricare il brillante intervento di Franco Fanelli sulle famigerate passerelle solari di Christo sul lago d’Iseo:
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http://radioblackout.org/2016/06/christo-come-lexpo-mercificazione-protagonismo-e-feticismo/

RADIOCANE: BERLINO, OGNI SGOMBERO HA IL SUO PREZZO

riceviamo e diffondiamo:

Infine è arrivato lo sgombero dell’occupazione di Rigaer Strasse 94 di Berlino e, come annunciata, è divampata la risposta del movimento, di giorno e soprattutto di notte, sulla base del principio: ogni sgombero, un milione di danni. Ne abbiamo parlato con un compagno berlinese d’adozione che inquadra questa situazione a metà strada tra un primo spot elettorale per le incombenti elezioni cittadine e il processo di gentrificazione e normalizzazione della città.

ascolta: berlino ogni sgombero ha il suo prezzo

MARCO CAMENISCH: LA LENTA SOTTRAZIONE DI SBARRE

da informa-azione.info
riceviamo una corrispondenza dal prigioniero ecologista anarchico Marco Camensich rispetto al suo trattamento intra-extra-carcerario:

Fine giugno 2016: Aggiornamento “discesa”

Dopo il trasferimento di novembre 2015 da Bostadel a Saxerriet (Salez) nella sezione “chiusa di transito”, il 10 dicembre 2015 ci fu “riunione di trasferimento” con la direzione del carcere, i responsabili del DAP Zurigo ed il mio legale, ove furono deliberati poi ordinati i seguenti “passi”, ora già realizzati:

Gennaio 2016 trasferimento interno del “transito” in una “sezione aperta”

Febbraio 2016 2 uscite di 5h accompagnate da personale dell’istituto

Marzo 2016 2 uscite ognuna di 5h accompagnate da “figura di riferimento di propria scelta che
si assume la responsabilità”

Maggio 2016 2 uscite, 1 di 5h  e una di 12h accompagnate da “figura di riferimento di propria scelta che si assume la responsabilità”

18 maggio altra “riunione di coordinamento esecutivo”

In questa riunione fu decisa (con ordine  scritto a metà giugno) la concessione di un’uscita di 12h sia per giugno sia per luglio + un permesso di fine settimana di 24h in giugno e uno di 36h in luglio, nonché un permesso di 24h e uno di 36h nel mese di agosto; dopo di che, dopo un’altra “riunione di coordinamento esecutivo” prevista agli inizi di agosto, sarebbe previsto che settembre 2016 (circa tre mesi prima del “previsto”…) potrei iniziare un “lavoro esterno” per sei mesi (lavorare fuori, sere/notti dentro, i fine settimana fuori). Il contratto di lavoro richiesto (min. 50%) e un posto in un carceretto nell’area di Zurigo dovrebbero, di quanto ne so, già essere certi.

In seguito potrebbero aggiungersi alcuni mesi di lavoro e di soggiorno (in una casa propria) esterno e, al più tardi agli inizi del 2018, la liberazione condizionale.

Le mie capacità di mantenimento delle relazioni politiche/personale (anzitutto per il lavoro di scrittura) già negli ultimi anni sono state fortemente ridotte anzitutto con i continui trasferimenti e le conseguenti riorganizzazioni, anche da zero, di questo lavoro. E ora, in questo lungo passaggio “tra dentro e fuori”, suddette capacità sono ancora più ridotte (e spesso al lumino…) oppure assorbite in altro modo nella tanto intrigante quanto impervia riorganizzazione, ex-novo, di un resto di esistenza solidale fuori dalle mura in questa società galera. Sono degli sforzi che tuttx lorx solidali direttamente impegnatx come anche io stesso gli dobbiamo affrontare con degli “spazi” a volte anche più ridotti e certamente più incerti che non  con il “carcere-carcere”.

Non trattasi, perciò, in nessuno modo di indifferenza e di desolidarizzazione personale e/o politica se ora non sono e in futuro non sarò più in grado di mantenere quel sacco di corrispondenza e lavoro di scrittura come fino a poco tempo fa.

Tuttavia, per gli spazi già un tantino più “liberi”, già con l’imminente periodo di lavoro esterno la situazione potrebbe iniziare ad essere più propizia e suddetta riorganizzazione e perciò anche a quella delle comunicazioni.
Con l’ennesimo imminente cambio di indirizzo comunicherò anche l’inizio del suddetto periodo.

Sempre resistendo, sempre contribuendo, sempre solidale,


marco camenisch, 26.06.2016, galera Saxerriet, Salez, CH

VENTIMIGLIA: AGGIORNAMENTI DALLA LOTTA DEI MIGRANTI CONTRO I CONFINI

riceviamo e diffondiamo:

VENTIMIGLIA - Sono più di 400 le persone migranti bloccate da ieri, 2 luglio, dalla polizia italiana sulla strada in direzione del confine dopo essersi incamminati in corteo partendo dalla chiesa dove erano “ospiti” da qualche settimana dopo i feroci rastrellamenti che continuano a Ventimiglia da oltre un mese. E’ fallito il primo tentativo di mediazione della Caritas. I/le migranti non vogliono nè mangiare nè tornare in chiesa, ma chiedono esplicitamente l’apertura del confine per tutti/e!

Hanno resistito tutta la notte davanti al blocco della polizia, mantenendo la loro posizione. Stamattina hanno cominciato una battitura per continuare la protesta. Si è alzata la tensione e la polizia ha caricato 2 volte.
La violenta risposta della polizia non scalfisce la determinazione dei migranti che rimangono sul posto protestando con cori, striscioni,battiture.
Qualcuno è anche in sciopero della fame.

Sono determinati a chiedere l’apertura del confine.
Torre annunziata è una parte di Ventimiglia poco visibile, facciamo girare la notizia.

Basta deportazioni. Lottiamo contro ogni frontiera.

TRENTO: PRESIDIO E BLOCCO FERROVIARIO CONTRO LA REPRESSIONE AI NO TAV IN VALSUSA


riceviamo e diffondiamo:

Martedì 28 giugno, giorno in cui a Torino si teneva l'udienza sulle misure cautelari applicate ai/alle no tav della Valsusa, a Trento, in piazza D'Arogno, si è svolto un presidio no tav di solidarietà, a sostegno della Valle in lotta e della scelta, da parte di alcuni imputati, di violare le restrizioni. Dopo vari interventi e la lettura di alcuni comunicati, il presidio si è sciolto, per trasformarsi, qualche tempo dopo, in un blocco del Frecciargento delle 20,41 per Bolzano. Striscioni, bandiere e interventi in stazione per ribadire l'unione fra le due lotte e generalizzare le pratiche di solidarietà.

L'iniziativa era stata decisa in un'assemblea del presidio no tav Acquaviva e Resistente.

 

di seguito il comunicato-volantino distribuito in piazza:
Quando la misura è colma.
Contro la repressione ai danni dei no Tav.

La montagna ha partorito un topolino. Ma è un topolino che fa male: la foto di Marisa, indomita 71enne pur costretta ad appoggiarsi ad un bastone, che dal 21 giugno deve recarsi alla stazione dei carabinieri per l'obbligo di firma a cui è sottoposta, è il risultato più grottesco della nuova operazione della Procura di Torino contro il movimento No Tav, o meglio contro la gente della Val Susa e non può che suscitare innanzitutto indignazione da parte di ognuno con un po' di coscienza.
Il 21 giugno 20 No Tav  di ogni età hanno ricevuto altrettanti avvisi di custodia cautelare: 2 in carcere (poi annullati per vizi di procedura), 9 ai domiciliari e gli altri/e obblighi di firma. Ad un anno dalla manifestazione del 28 giugno queste le conclusioni del magistrato Rinaudo, noto "pm con l'elmetto".

Quella domenica, l'invito del popolo della Val Susa a ricordare il violentissimo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, era stato raccolto da migliaia di persone, uomini, donne, ragazzi, bambini da ogni città. Un unico comune denominatore: la difesa dell'ambiente, della terra, dell'acqua, dell'aria pulita, un No alle devastazioni, un No al Tav.
Il divieto prefettizio di percorrere strade che appartengono da sempre solo agli abitanti e non alle truppe di occupazione ed allo Stato che rappresentano, era stato violato. Due cancellate, appositamente erette per impedire l'accesso alla centrale di Chiomonte, turpe simbolo della militarizzazione di una intera valle, erano cadute durante un "tiro alla fune" collettivo. Due azioni durate pochi minuti, colpite duramente sul campo: uso dell'idrante ed una infinità di lacrimogeni da una parte, coraggio, determinazione e qualche petardo dall'altra. Nessun scontro diretto. Come sempre molto diversa la realtà da quanto poi la raccontano i mass media.
A manifestazione conclusa, un furgone (nessun segreto, aveva anticipato il corteo per tutto il giorno), viene fermato e controllato. A bordo rinvenuto vario materiale, molto autocostruito, kway, qualche maschera antigas, occhialini da piscina, petardi, bottigliette d'acqua, qualche bastone ...  Il giorno dopo la Digos lo mostra "orgogliosa" a tv e giornali e si torna a parlare e sparlare del fantomatico blocco nero. A bordo di quel furgone aveva trovato un passaggio Marisa e non poteva essere diversamente date le sue difficoltà di deambulazione. Per questo un anno dopo Marisa, 71 anni, è una pericolosissima black bloc, costretta a firmare ogni giorno dai carabinieri perché, secondo la Procura, potrebbe scappare.
Ma scappare dove, lei e gli altri ultrasessantenni colpiti da ugual misura? Tutte persone che da 20 anni non scappano e lottano per la loro terra, per lasciarla uguale a figli e nipoti, mettendoci senza paura la propria faccia in ogni momento? Ed adesso vorrebbero fuggire?
Siamo di nuovo all'incredibile, al grottesco, al ridicolo se non fosse che va a vigliaccamente ledere la libertà di tutte e tutti e dimostra per l'ennesima volta la feroce volontà persecutoria e vendicativa dello Stato.

Quella domenica molti No Tav del Trentino c'erano, con lo striscione del presidio Acquaviva e Resistente in bella vista.
E ci siamo un anno dopo ad esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà.
Ma oggi c'è molto di più.
In una affollatissima, spontanea assemblea a Bussoleno, alcuni dei No Tav sottoposti alle misure ristrettive, hanno dichiarato pubblicamente che non le rispetteranno, perché considerate illegittime. Il carcere non spaventa e non li ferma. Da quel giorno si è creato un presidio permanente a difenderli, una barriera umana che appoggia concretamente la loro scelta.
Non possiamo che fare nostro questo atto di coraggio, coerenza e determinazione che dà preziosa linfa, a dimostrare che il sentiero intrapreso da ovest ad est delle Alpi è quello giusto e nessuno può fermare la lotta NoTav.

Tutte e tutti liberi subito!

26 Giugno 2016 Presidio No Tav Acquaviva Resistente (Trento)

CUMIANA (TO): AZIONE ANTIMILITARISTA AL POLIGONO MILITARE

riceviamo da mail anonima datata mercoledì 29 giugno:

Oggi si è provato a inteRrrompere un'esercitazione al poligono militare "Tavernette" di Cumiana violando la zona interdetta e palesandoci a un carabiniere di guardia. Pur non avendo lasciato l'area del poligono gli spari sono continuati! Se, in quanto antimilitaristi, non ci stupisce lo spregio dei militari verso la vita delle popolazioni, interessante comunicare il rischio che queste corrono nel tollerare la presenza militare nel territorio. GLI UNICI STRANIERI GLI SBIRRI SUI SENTIERI!


da informa-azione.info

LIBERAT* I/LE COMPAGN* RINCHIUS* NEL CRA DI NIZZA

riceviamo e diffondiamo:
Nel pomeriggio di martedì 28 giugno, dopo due udienze (una di fronte al tribunale della Libertà e un'altra al Tribunale amministrativo) sono stati liberati Vincenzo, Andre, Arturo e Rafael senza espulsione dal territorio dello Stato francese e senza ulteriori condanne o misure.
Un abbraccio ai compas fuori e un saluto ribelle alle lotte che verranno contro frontiere, galere e nocività!

Report giornata di lunedì:

Parecchie persone anche oggi al CRA di Nizza. 'E arrivata la
Fanfara dalla Val Roya e con musica, fischietti si è fatto un volantinaggio attorno al CRA per spiegare la natura del centro di detenzione e cosa sta succedendo.
Oggi i compagni reclusi sono riusciti ad appendere uno striscione che recitava " beaux comme un prison qui brule", la polizia l'ha tolto dopo qualche ora. 'E forte la determinazione e la forza di chi sta dentro grazie al sostegno da fuori.
Nei giorni scorsi gli avvocati hanno presentato ricorso al decreto di espulsione. Domani, martedì 28 giugno, avranno udienza con il giudice che dovrà esprimersi in merito alle 9.30. Ma questa mattina molto presto la polizia frontaliera che gestisce il cra, ha tentato una sorta di "trappolone" dando loro la " possibilità" di uscire oggi stesso. Naturalmente si sono rifiutati. Sarebbero usciti sì, ma con la misura -certa- di espulsione di un anno dalla Francia. Quindi accompagnati e consegnati in manette alla frontiera, direttamente nelle mani degli polizia italiana, scartando di fatto l'udienza di domani mattina. La loro presenza e quella dei tanti compagni ai presidi quotidiani, la risposta accesa degli altri loro compagni di reclusione, così come non ultima la possibilità che la lotta in corso continui e si estenda, causa non pochi grattacapi all'amministrazione, evidentemente... La mossa di stamattina non era altro che un tentativo, rapido, per averli e tenerli fuori dalle scatole.
Oltre al giudice delle libertà che vedranno domani mattina, alle 14.30 ci sarà l'udienza della corte amminstrativa che deciderà in merito all'interdizione di un anno.
Continuiamo la solidarietà, continuiamo a lottare contro il regime di frontiera che rastrella, confina e deporta e contro la devastazione della Val Roya.
Libertà per tutte/i!

RADIOCANE: CORRISPONDENZE NO TAV 9 - INVIOLABILE LIBERTA'

da radiocane
L’ennesima operazione repressiva che ha colpito nei giorni scorsi la Val Susa ha trovato un’inedita risposta, almeno per quelle lande: la decisione di violare pubblicamente le misure restrittive (arresti domiciliari e obblighi di firma). Un compagno che ha assunto in prima persona questa decisione ci parla dei contorni e delle motivazioni di questa presa di posizione.

ascolta:

http://www.radiocane.info/inviolabile-liberta/

RADIOCANE: LOI TRAVAIL, A CHE PUNTO SIAMO?

Da radiocane
A che punto siamo con la mobilitazione contro la Loi Travail? Dopo la grande manifestazione del 14 giugno scorso, è difficile comprendere in quale direzione possa evolversi la situazione: da un lato, la fermezza del governo e la brutalità della sua polizia; dall’altro, la CGT presa dalla doppia esigenza di non perdere né la faccia, né il controllo della situazione; infine il ripetuto e incontrollabile tracimare degli “spezzoni di testa”, Alcune considerazioni da parte di una compagna di Parigi.