28 febbraio 2016

CORTEO PER GLI SPAZI OCCUPATI E CONTRO GLI SGOMBERI


5 MARZO -⁠ CORTEO A SARONNO


Per me la lotta contro il potere, anche nelle sue forme più sottili, più interiorizzate, è l'unica strada per conquistare la gioia reale di vivere, di amare, di giocare. [...] E' essenziale comunque gettare tutta la propria passione nella continua ricerca di una condotta che spacchi l'esistente, di una condotta che ti permetta di giocare con i ruoli e su di essi (contro di essi) senza mai accettarne la corazza. Non ci si può identificare in null'altro che non sia il nostro processo di negazione (del valore in processo, cioè del capitale).
Non sempre ci riesco, ma il mio sforzo massimo e quotidiano è proprio per giocare sui ruoli, sapendo alla peggio subire, ma mai accettando l'esistente e le sue imposizioni.
Riccardo d'Este



Dallo sgombero nel settembre 2014 della sede storica del Telos – quella in via Milano – a Saronno la lotta per avere uno spazio occupato e autogestito ha subito un'accelerata: in questo anno e mezzo numerose sono state le occupazioni, temporanee o meno, e sempre a distanza di qualche settimana sono seguiti altrettanti sgomberi.
A Saronno si parla di occupazione e di autogestione da ormai 9 anni, quando nel 2007 venne preso per la prima volta un Telos, in via Galli, esperienza che durò solo tre giorni ma gettò le basi per gli eventi futuri a tutti ben noti.
In provincia sono diverse le esperienze che negli anni hanno portato avanti la lotta per avere uno spazio occupato in cui sperimentare un modo altro di stare insieme, dall'esperienza quarantennale a Tradate alle più recenti a Gallarate e Como. Esperienze diverse tra loro, ma accomunate dalla risolutezza nel mettere in pratica le idee che ci albergano in cuore.
Da sempre abbiamo voluto inserire la lotta per avere un Telos a Saronno all'interno del nostro pensare e della nostra azione, ciò ci ha portato ad agire per cercare di modificare la realtà e il limite del possibile senza cercare alcuna legittimazione da parte del potere, politico o poliziesco, e senza coltivare il nostro orticello in cambio di una innocuità e una passività che sono ciò di cui si nutre lo stato di cose presenti. Ogni occupazione è stata un lancio nel vuoto, un perdersi e uno scoprirsi, un'avventura emozionante a partire dai nostri bisogni e dai nostri desideri.
Non quindi un'occupazione come protesta, ma un'occupazione in rivolta; non per fornire quei servizi che questa società allo sbando garantisce sempre meno, ma per affinare la critica, l'analisi e l'azione rivoluzionaria, per riuscire ad immaginare un modo altro di stare insieme.
Saronno non ha quasi più spazio edificabile, lo sfitto è in aumento insieme al numero degli sfratti, respiriamo aria di merda e l'acqua del Lura, quando c'è, rispecchia la qualità della nostra vita.
Viviamo in una delle zone più inquinate d'Europa eppure stiamo subendo una serie di nuove grandi opere che renderanno il nostro territorio ancora più disastrato: Varesina bis, Pedemontana e opere connesse come la bretella che passerà da Ceriano Laghetto; in più nuovi progetti di altre tangenziali esterne, gli scarichi in deroga nell'Olona che lo rendono schiumoso e avvelenato, la qualità dei pozzi da cui peschiamo l'acqua che beviamo e che usiamo quotidianamente e altro ancora.
Nel frattempo in provincia si susseguono incidenti sul lavoro dovuti alle condizioni sempre più precarie: salari ridotti all'osso, freddo siberiano nelle ditte, ricattabilità. Tutto questo rende tragicamente attuale il detto: di lavoro si muore.
Gli studenti vengono sempre più imboccati di nozioni per diventare quanto prima produttivi e castrati di ogni pecularietà individuale che non sia mercificabile.Chi si definisce soddisfatto della propria vita?

Ma statene certi, dipingeranno sempre e comunque noi, gli stranieri e i poveri cristi come il problema di cui liberarsi, il nemico interno contro cui fare fronte comune, in nome della Nazione, della Patria. Si stanno già attrezzando rispolverando all'evenienza gruppi di picchiatori fascisti per fare rispettare il loro ordine, quello del dogma della Legge e del Denaro. La ricerca del mostro e del nemico ricorda quella avvenuta in Europa qualche secolo fa, tra il 1600 e il 1800, con la nascita della proprietà privata per come la conosciamo oggi, con le enclosures, quando si venne a creare una massa di poveracci senza terra da schiavizzare nelle colonie e nelle città, in un momento di forte riassestamento e con forti tensioni sociali:
Dagli albori dell'espansione coloniale inglese all'inizio del Seicento, fino all'industrializzazione metropolitana del primo Ottocento, la classe dominante ricorse al mito della lotta tra Ercole e l'idra per raffigurare le difficoltà incontrate nell'imporre l'ordine su sistemi di forza-lavoro sempre più globali. Attribuirono variamente a commoners (gente comune espropriata dell'uso di beni comuni, i commons), criminali deportati, servi a contratto, religiosi radicali, manovali, soldati, marinai e schiavi africani, la natura di altrettante teste, innumerevoli e in continua mutazione, del mostro. Ma quelle teste, benchè originariamente introdotte nelle strutture produttive proprio dai loro erculei padroni, presto svilupparono al loro interno nuove forme di cooperazione, contro quei padroni: dall'ammutinamento e dallo sciopero alla sommossa, all'insurrezione, alla rivoluzione.
Peter Linebaugh - Marcus Rediker, I ribelli dell'Atlantico, la storia perduta di un'utopia libertaria
Eppure, di fronte alla catastrofe quotidiana, è difficile sentire levarsi una voce: il sentire è indirizzato e manipolato dalla propaganda, e così la frustrazione per una vita di merda viene facilmente convogliata verso chi sta sotto di noi: lo straniero, l'indigente sotto sfratto, il disoccupato che ruba al supermercato.

Parlare oggi di legalità e non violenza è fare demagogia perché la guerra sociale è in atto ed è tutta a sfavore della fetta di popolazione più povera.Sarebbe fare violenza su noi stessi accettare la vita di merda che ci hanno servito.
Le città sono sempre più escludenti, campano in funzione del profitto e dell'agio di pochi. Le strade deserte vengono videosorvegliate dal Grande Fratello, i poveri aumentano, il malcontento si tocca con mano e ovviamente nessun tentativo di rivolta è tollerato; al contrario la depressione è del tutto parte di questa società. Ma vogliamo davvero deprimere la nostra vita?
Noi, che siamo convinti di avere questa sola vita, siamo sicuri, mettendoci insieme, di poter cambiare lo stato di cose presenti, di poter camminare sulla testa dei re. Noi in una città abbiamo altre geografie rispetto a quelle del potere e del denaro, ricerchiamo la solidarietà e la complicità tra sfruttati, soffiamo sul fuoco quando questo si accende, resistiamo e cerchiamo di aumentare la forza di chi rema contro la corrente qui e ora.
Scenderemo in piazza per tutti questi motivi, decisi a proseguire sulla rotta tracciata verso l'ignoto, a partire da uno spazio occupato a Saronno, malgrado l'infame politica e le attenzioni della Questura.
Uno spazio in cui cospirare, cioè respirare insieme.

SABATO 5 MARZO
ore 14.30 in p.zza San Francesco, Saronno
TeLOS

26 febbraio 2016




GRECIA: AGGIORNAMENTI DALLA RETE DEI COMBATTENTI PRIGIONERI SULLA MOBILITAZIONE A KORYDALLOS


Nel contest delle mobilitazioni nella prigione di Korydallos, abbiamo deciso di alzare il livello delle nostre azioni e terremo il cortile aperto per due ore in più a cominciare da stanotte. Il rientro nelle celle sarà ritardato alle 19:20 invece che alle 17:20.
Quattro ali della prigione partecipano a questa mobilitazione e finché le nostre richieste resteranno senza risposta continueremo ad aumentare il livello delle nostre azioni.
La maggior parte dei prigionieri è rimasta all’esterno durante l’intera protesta nell’ala D. Le foto [ce ne sono altre su Insurrection News, ndt] vengono dall’ala D.
Rete dei Combattenti Prigionieri

fonte



EXARCHIA: STRISCIONE IN SOLIDARIETA' A KLINIKA DOPO ATTACCO NEONAZISTA


Striscione appeso allo squat Themistokleous 58 a Exarchia in solidarietà col centro sociale autonomo Klinika a Prague, attaccato da un gruppo di neo-nazisti il 6 febbraio 2016.
Forza a chi continua a resistere.
Fanculo il razzismo e la xenofobia.

da contra.info

LUCIO, FRA E GRAZIANO LIBERI CON OBBLIGO DI DIMORA!


da macerie

Ieri sono stati revocati gli arresti domiciliari anche a Lucio, Francesco e Graziano, come già nei giorni passati era accaduto a Mattia, Claudio e Niccolò. Se questi ultimi però non hanno altre misure cautelari che ne limitano la libertà, ai primi tre i giudici della Corte d’Appello hanno deciso di comminare degli obblighi di dimora nei Comuni in cui si trovavano ai domiciliari. I tre compagni possono quindi finalmente uscire di casa, dopo più di diciannove mesi passati tra carcere e domiciliari, ma non dai Comuni in cui vivono.

SETTIMANA INTERNAZIONALE DI AGITAZIONE CONTRO LO SGOMBERO DE "LA SOLIDARIA"


La Solidaria è un centro sociale autonomo aperto dal 2012, momento in cui è stato occupato per costruire uno spazio che servisse come strumento per praticare la nostra propria autonomia e lo sviluppo della lotta sociale.
A fine ottobre dell’anno scorso è arrivata la minaccia di sfratto, invitandoci a lasciare il posto, ma come quando ci hanno provato nel 2013, non sarà così facile…
Abbiamo difeso e difenderemo il posto, non per l’importanza dello spazio edilizio, ma perché da lì promoviamo codici e valori opposti a quelli che impongono lo Stato ed il Capitale. Promuoviamo invece rapporti basati sulla solidarietà, l’autogestione, l’orizzontalità e l’azione diretta. Ci consideriamo parte dal conflitto sociale, parte degli sforzi più ampi di trasformare la realtà, finirla col mondo basato sul denaro, e creare un mondo basato sulla solidarietà e la libertà.
La stampa s’è già messa al servizio dello stato e degli speculatori, che hanno acquistato la casa, per propiziare lo sgombero. Siamo in momenti decisivi, l’ultima settimana di febbraio si prenderà una decisione sullo sgombero.
Ecco perché chiediamo una settimana di azione in solidarietà con lo spazio, una settimana di agitazione contro lo sgombero del centro sociale autonomo La Solidaria.
Ogni colpo ci rassicura nel nostro cammino e ci rende più forti. Di fronte alle minacce di sgombero: più resistenza e più azione!
La solidarietà non conosce frontiere, giù le mani dai nostri centri sociali!
Assemblea del centro sociale autonomo La Solidaria. lasolidaria@mail.com
da contra.info

SPAGNA: SUI "MODULI DI RISPETTO" (SCRITTO DI MONICA CABALLERO)




Riceviamo la traduzione di una lettera della prigioniera anarchica Monica Caballero in cui si affronta la strategia dei "moduli di rispetto": un'evoluzione della "sorveglianza dinamica" introdotta in Italia negli ultimi anni.
Alla base dell'implementazione iberica vi è l'adesione coatta ad una collettività sintetica, con
simulacri di autogestione, funzionale alla
gestibilità della popolazione detenuta, ma soprattutto pantomima-liturgia-messainscena per persuaderti che sei
indispensabile al funzionamento della micro-società in cui sei
involontariamente immerso al fine di renderti parte del processo di disciplina che la sottende:


Barcelona, 10 febbraio del 2016. 10/02/2016 Carceri dello Stato spagnolo. Monica Caballero

I mezzi di controllo dentro come fuori le prigioni sono ogni volta di più studiate per essere impercettibili e sicure. Perchè installare videocamere di sorveglianza? Perchè assumere più carcerieri e polizia? Se abbiamo tante persone che lo fanno gratis. A grande votazione cittadina sono lì per mantenere l'ordine imperante, sono dappertutto, può essere il vicino di casa o il dirimpettaio della tua cella il possibile delatore. Le sezioni di rispetto (m-R) sono nate come iniziativa sperimentale nel carcere di Leon (Cansilla de las Mulas) da lì si è esportato il modello alla maggioranza delle prigioni spagnole. La base di queste sezioni sono che gli stessi detenuti partecipano nella gestione e mantenimento del luogo, delle attività, ecc. Creando così una sensazione di dipendenza e appertenenza allo spazio. Si pretende che tutti gli interni generino forme-dinamiche restrittive per se stessi e il resto della popolazione, oltre che premiare le buone condotte. I carcerieri intervengono in casi estremi o eccezionali.
La ex direttrice di I.I.P.P., Mercedes Gallizo, si riferiva a questo tipo di sezioni quando parlava di : -" Il mero fatto di conseguire una convivenza ordinata e con norme basiche accettate da tutti è un cambiamento trascedentale per molte persone. Li aiuta a perdere la paura del carcere ed ai compagni ed è il primo gradino per diminuire la sua ostilità alla paura (e alle Istituzioni) per trasformare quella paura, la mancanza di fiducia e l'aggressività in normalità e cooperazione". L'esercizio dell'autorità in prima istanza lo chiedono gli stessi detenuti di "comune accordo" con le regole basiche per normalizzare e cooperare". Cooperare in base alla delazione e al ricatto.

E' innegabile la paura che molti possono sentire all'entrare in carcere, i moduli m-R usano questa paura, se ne nutrono. Implicitamente se non si seguono le norme ti portano in una sezione normale, questo può essere una minaccia reale.
I favori si traducono in più ore in vis-a-vis e prevede castighi per chi non segue le norme. In teoria è volontaria l'entrata in questo tipo di sezioni in cui si firma un contratto per seguire una buona condotta, seguire le norme e risolvere i problemi secondo i parametri stabiliti. La vita nelle m-R inizia con l'assemblea, diretta da qualche educatore, lavoratore sociale e psicologo, tutti gli interni devono assistervi e qualche volta ci sono pure gli agenti penitenziari. L'assemblea verte sui problemi quotidiani, utile momento per le spie e dove l'equipe tecnica stili un patetico discorso sul reinserimento sociale.
Oltre alle pulizie ci sono diverse attività programmate. Le attività programmate sono gestiti dai detenuti e vertono sull'assistenza. La pulizia divisa in piccoli gruppi è guidata da un detenuto-rappresentante, questo rappresentante dirige i lavori e in alcuni casi agisce da portavoce.
Un altro strumento utile nel funzionamento di questo tipo di sezioni sono i detenuti mediatori, che intercedono nelle discussioni o risse tra detenuti e risoverli, nel caso contrario devono avvisare i funzionari del carcere. Queste pratiche portano alla incapacità nella risoluzione dei problemi, nel carcere mediatori o guardie, fuori poliziotti e giudici.

Mónica Caballero dal carcere di Villabona.

[A partire dall'8 marzo inizierà il processo contro Monica Caballero e Francisco Solar, la compagna verrà quindi trasferita a Madrid.]

RADIOCANE: LUCA ROSSI - UNO DI SEICENTOVENTICINQUE

riceviamo e diffondiamo:

La sera del 23 febbraio 1986, in un viale della circonvallazione di Milano, la giovane vita di Luca Rossi fu stroncata dallo sparo di un agente della Digos, e il suo nome venne ad aggiungersi alla lunga serie di vittime accessorie di una delle prime “leggi d’emergenza” vomitate dalla Repubblica Italiana.
Diversamente da quella dei tanti uccisi dalla legge Reale, la morte di Luca non fu però inghiottita dal buio: da quel giorno, amici, parenti e compagni convennero al risoluto impegno di contrastare l’osceno silenzio attorno alla schiera dei sommersi nel nome della legge. Tra i risultati che ne vennero, vi fu la redazione di 625, libro bianco sulla legge Reale. Materiali sulle politiche di repressione e controllo sociale dato alle stampe nel 1990 a cura del Centro d’Iniziativa Luca Rossi.
Tre dei suoi componenti rievocano il clima di quei giorni e lo spirito di questa pubblicazione, nella Milano della seconda metà degli anni Ottanta.

ascolta:  http://www.radiocane.info/luca-rossi/

RADIOCANE: LE PAROLE E LE CASE-ASSOCIAZIONE A DELINQUERE CONTRO GLI SFRATTI A PADOVA

riceviamo e diffondiamo:
Giunge da Padova l’ultima novità in materia di repressione: una bella associazione a delinquere appioppata a chi si organizza per combattere contro gli sfratti e il sequestro degli strumenti di trasmissione di RadiAzione, radio web di movimento da alcuni anni impegnata a dare voce alle lotte. Il tutto con l’ordinario corredo di misure preventive e di sequestro di locali. Da un lato, un copione che si ripete, nell’intento d’infiacchire le lotte e togliere di mezzo per un po’ qualche testa calda; dall’altro lato, la reiterata ricerca di un precedente giuridico, non solo per colpire più duramente chi si organizza per contrastare i piani criminali del capitale, ma anche per mettere a tacere chi intende dare voce alle lotte, macchiandosi così di lesa maestà nei confronti dei principi fondamentali dell’assoggettamento.
Da un compagno di RadiAzione, i contorni dell’operazione repressiva e della lotta contro gli sfratti a Padova.

ascolta:


UDINE: CONDANNATI 3 COMPAGN* PER DANNEGGIAMENTI E VILIPENDIO ALLA BANDIERA

Da link
Udine, 5.2.16, condannati 3 compagni per danneggiamenti e vilipendio alla bandiera

Venerdì 5 febbraio 2016, il giudice Francesco Florit del Tribunale di Udine accoglie la richiesta del pubblico ministero e condanna, con decreto di condanna, 3 compagni per danneggiamenti e per aver incendiato due bandiere italiane. Sono 15 giorni (commutati in euro 3.750,00) per due compagni e 23 per il terzo (euro 5.750,00).

25 febbraio 2016

PADOVA: COMUNICATO IN SOLIDARIETA' CON LE REALTA' COLPITE NELL'OPERAZIONE CONTRO LA LOTTA PER LA CASA

da informa-azione.info
Riceviamo un contributo in solidarietà ai compagni del Comitato per la casa di Padova, della radio RadiAzione e dell'Ass. N. Pasian, colpiti dalla repressione a seguito dell'operazione di polizia del 18 febbraio:

La repressione non fermerà le lotte!

Esprimiamo la nostra solidarietà militante ai/alle compagni/e del “Comitato per la casa” di Padova, colpiti dall'operazione poliziesca del 18/2 avvenuta a Padova ed in altre città, che ha portato a 4 arresti (ai domiciliari con tutte le restrizioni), 2 divieti di dimora e 5 obblighi di firma. Solidarietà che va anche alla radio “RadiAzione” e all' Ass. N. Pasian anch'esse oggetto di quest'attacco repressivo.
Attacco repressivo che ha colpito chi, con determinazione e coerenza, porta avanti la lotta per la casa nell'ambito di una più generale lotta contro sfruttamento, repressione, miseria, guerra.
L'accusa di “associazione a delinquere” è uno strumento finalizzato a spoliticizzare la “lotta per la casa” equiparandola ad azioni prive di contenuti anticapitalisti. Quest'accusa ha lo scopo di aumentare sensibilmente le pene previste normalmente, con l'obbiettivo di creare deterrenza  verso chi lotta . Ciò in modo analogo a quanto sta succedendo con le accuse di “devastazione e saccheggio” verso i compagni colpiti dalla repressione, a partire dal G8 del 2001, passando per “il 15 ottobre”, fino ad arrivare alla manifestazione di Cremona del gennaio 2015 e alla manifestazione contro EXPO del 1°maggio 2015 a Milano.
Riteniamo che queste accuse non abbiano niente di assurdo o surreale ma si inquadrino, a vari livelli, nella politica di “controrivoluzione preventiva” portata avanti dallo Stato, a cui si risponde continuando la lotta e sviluppando la solidarietà a chi viene colpito dalla repressione.

Maria, Cic, Richi, Redi LIBERI !

Collettivo Contro la Repressione per un Soccorso Rosso Internazionale
ccrsri.wordpress.com
ccrsri1@gmail.com

19 febbraio 2016

RADIOCANE: BERLINO, NIENTE PAURA. E' SOLO UNA LOTTA CONTRO LA GENTRIFICAZIONE

Scandalo a Berlino ! Lo scorso venerdì una cinquantina di incappucciati si palesa in un quartiere bene della città: le vetrine s’infrangono e le macchine di lusso prendono fuoco.
Che succede? A fronte di un significativo aumento della pressione contro gli spazi di movimento, nel quadro più generale della gentrificazione della città, e specificamente in risposta a un’aggressione poliziesca ai danni dello spazio occupato di Rigaerstrasse 94, viene nuovamente ripreso un motto di lotta coniato anni fa: per ogni sgombero, un milione di danni in città.
Nella narrazione di un compagno berlinese, la ricostruzione di un contesto in cui l’azione diretta appare come un tratto fondamentale dell’odierno Zeitgeist berlinese. C’è tanto da imparare…

ascolta:
http://www.radiocane.info/berlino-niente-paura/

MODENA: FASCISTI E POLIZIA - I SOLITI SERVI DEI PADRONI

riceviamo e diffondiamo:

FASCISTI E POLIZIA I SOLITI SERVI DEI PADRONI

In un gioco di copertura Lega Nord e addirittura Forza Nuova organizzano comizi in centro, fiaccolate, pseudo-ronde per la sicurezza, incitano all'odio razziale e all'omofobia; in pieno accordo con i poteri forti, con i politici democratici, con i ricchi industriali, remano a favore della guerra, la guerra dei poveri contro i poveri; chiedete al nonno chi sono costoro, com'è andata con Mussolini in Russia, o chiedete alla mamma se si ricorda della strage di Bologna...

Mentre questo accade sotto lo sguardo schifato di tanti modenesi, il più fedele alleato delle destre, la Questura, nell'arco di 10 giorni intimorisce, espelle, reprime, arresta gli antifascisti:

  • 2 compagni vengono allontanati dalla città perché raggiunti da “fogli di via” ordinati dal questore: la loro colpa è quella di attaccare manifesti il cui contenuto antifascista poteva turbare l'ordine pubblico.
  • 2 antifascisti vengono arrestati dopo la provocazione di una pattuglia della polizia che voleva far irruzione in alcuni appartamenti popolari occupati.
  • 26 antifascisti vengono raggiunti da “decreti penali di condanna” (per un totale di 70.000 euro) per aver manifestato,senza “autorizzazioni”, la loro solidarietà  ad Emilio, compagno cremonese brutalmente ferito dopo un agguato sortito da neofascisti.
  • 13 militanti comunisti vengono condannati all'obbligo di firma giornaliero in questura, dopo una manifestazione contro ACER e le sue infami politiche sul problema abitativo.
  • Da 7 mesi i nostri compagni Tommi, Pippo ed Andre sono agli arresti domiciliari con l'accusa di aver sabotato un sede neofascista nel parmense.

In un mondo in cui gli unici interessi che verranno mai difesi sono quelli delle banche e dei grandi gruppi industriali è normale che per garantire la loro incolumità i poliziotti vengano eretti a paladini dell'ordine ed ai fascisti venga restituita legittimità politica.

Il ruolo scelto da fascisti e poliziotti nella Storia è quello dei cani da guardia dei padroni, pronti a difendere i privilegi dei ricchi contro ogni istanza di giustizia sociale e libertà.

Non ci stupiamo quindi se in momenti in cui la tensione sociale è in aumento e le contraddizioni della farsa democratica emergono in superficie, repressione e fascisti vengono riciclati per indebolire  il “movimento antagonista” e rivoluzionario.

Come antifascisti abbiamo scelto ormai da tempo il lato della barricata su cui schierarci, contro ogni arroganza ed ingiustizia per la libertà senza compromessi.

A tutte le donne e agli uomini che sopravvivono al quotidiano, che vedono nella nostra società il problema e non la soluzione, ricordiamo che in questo mondo nessuno regala mai niente! 
Il cambiamento è possibile ma richiede che la loro presa di coscienza passi senza perder tempo attraverso le azioni!

I lavoratori in lotta che bloccano la produzione delle fabbriche che li sfruttano, gli immigrati che bruciano i lager in cui sono rinchiusi, i giovani  che lanciano pietre e petardi contro i comizi dei fascisti ed ai gipponi della polizia che li proteggono... tutti loro dimostrano che la necessità del cambiamento non può aspettare!

La nostra città, Modena, ha una gloriosa storia di resistenza alle spalle: anni di lotte contadine ed operaie, le prime formazioni partigiane GAP, la liberazione dai fascisti, la lotta alle fonderie, lo schifo provato per i militari che occupano il Palazzo Ducale, il Centro di Identificazione ed Espulsione devastato dagli stessi detenuti...

SULL'ESEMPIO DI CIO' CHE E' STATO, CONTINUIAMO SU QUESTA VIA!

ANARCHICI ED ANTIFASCISTI MODENESI

TRENTO: FOIBE, TRA BRONZO E PLEXIGLASS

riceviamo e diffondiamo:

Trento: foibe, fra bronzo e plexiglass

Nella notte tra il 7 e l'8 febbraio, a Trento, alcuni ignoti fanno sparire la targa dedicata alle "vittime delle foibe" posta nella piazzetta di fronte al tribunale.

Nella notte successiva sparirà anche il cartello segnaletico di via "vittime delle foibe" a Trento nord.

Per il 9 febbraio, a Trento, Casapound e Fratelli d'Italia annunciano la loro commemorazione dei "martiri delle foibe". Come nei due anni successivi, i compagni lanciano un presidio in piazza Venezia, a un centinaio di metri dalla targa (quest'anno di plexiglass...) alle "vittime delle foibe". La mattina del 9 febbraio, con l'articolo 41 del TULPS, la Digos perquisisce la casa e il gararge di alcuni compagni, garage dove era stato spostato il materiale dello spazio anarchico El Tavan chiuso alcuni giorni prima. La polizia politica sequestra caschi, bandiere e scudi di plexiglass allo scopo di impedire la contromanifestazione della sera, che l'anno prima si era conclusa con un lancio di alcune bombe carta contro i fascisti.

La sera, alle 20,00 in punto, una cinquantina di compagni si ritrova lo stesso in piazza Venezia, con scudi di plexiglass, caschi e bandiere. La commemorazione fascista è completamente blindata dalla Celere di Padova e dal battaglione di Laives dei carabinieri.

Il presidio dei compagni, tra interventi contro la mistificazione storica sulle foibe e cori di dileggio sulla targa che non c'è più, ha soprattutto lo scopo di ribadire che, dopo le cariche di qualche settimana prima e nonostante la perquisizioni del mattino, c'è gente disposta a scendere in piazza in maniera autodifesa. Ed è anche un'occasione per esprimere la nostra solidarietà a Pippo, Andre e Tommy.

TERAMO: NASCE IL CAMPETTO OCCUPATO - CONTRO LE MINACCE DI SGOMBERO

NON UN PASSO INDIETRO!

Domenica 14 febbraio abbiamo liberato il Campetto in via dello Splendore a Giulianova paese.
Questo posto è proprietà dell’ istituto “Castorani”. L’istituto in questione si presenta come un ente caritatevole che dovrebbe svolgere funzioni sociali. Il CAMPETTO è stato donato all’istituto in questione affinché fosse utilizzato per i ragazzi, ma è rimasto chiuso e all’abbandono da anni, salvo una piccola parentesi in cui è stato usato come parcheggio dalla municipale.
Non è l’unica proprietà dell’istituto Castorani inutilizzata in città. Fra le tante ricordiamo la palazzina, sempre a Giulianova paese, ex sede della municipale. In questi momenti in cui l’emergenza abitativa incombe anche nella quotidianità di Giulianova, con sfratti e sgomberi settimanali, la palazzina in questione potrebbe appagare la funzione sociale dell’istituto.
Negli anni gli spazi del Castorani, tra cui il “nostro CAMPETTO”, sono riusciti a sopravvivere anche grazie a finanziamenti comunali e istituzionali.
Noi invece stiamo ridando vita al posto con le nostre sole forze, mettendo in atto pratiche quali l’occupazione, l’autogestione e l’autorganizzazione, in maniera libera e orizzontale. Organizzando iniziative già in programma come cineforum, work-shop, laboratori, cene e merende sociali, presentazioni di libri e opuscoli, situazioni musicali.
NOI RE(SI)STIAMO!
Chi dovesse autorizzare un eventuale sgombero dovrà assumersi la responsabilità di interrompere il nostro progetto. Che è uno squarcio di vita, nel nulla e nell’abbandono che hanno fatto in questi anni di questi spazi.
Responsabilità che si acuiscono tenendo anche in considerazione le problematiche che uno sgombero comporta…

CAMPETTO OCCUPATO RESISTE!

11 febbraio 2016


FISSATA DATA DI GIUDIZIO DI MONICA E FRANCISCO


Lo scorso Mercoledì 3 Febbraio è stata fissata la data di giudizio per gli anarchici Monica Caballero e Francisco Solar, che dovranno affrontare un richiesta dell’accusa di 44 anni di prigione per le accuse di “appartenenza ad un’organizzazione terrorista, devastazione, lesione e cospirazione”. Il giudizio si terrà nella sede della Audiencia Nacional di San Fernando de Henares i giorni 8, 9 e 10 Marzo e nei prossimi giorni i compagni saranno trasferiti nelle carceri di Madrid.
Fonte e testo integrale: Publicacion Refractario

croce nera anarchica

AGGIORNAMENTI SULL'ANARCHICO ILYA ROMANOV

riceviamo e diffondiamo:
 
Ultimi aggiornamenti sull'anarchico Ilya Romanov

Due anni fa come anarchici ed anarchiche di Trento e Rovereto avevamo aperto una cassa di solidarietà per l'anarchico Ilya Romanov ferito in azione nell'ottobre del 2013. Ormai un anno fa avevamo spedito ai compagni di Croce Nera Mosca i soldi raccolti (quasi 2000 euro) per le spese legali, sanitarie e familiari di Ilya. L'ultime novità riguardo al compagno ci arrivano dal sito Actforfree sul quale in novembre c'era un aggiornamento del processo che pubblichiamo tradotto qui sotto. Nel frattempo ci siamo adoperati per tradurre le lettere da noi scritte direttamente in russo visto che Ilya non può ricevere lettere o materiale carteceo in generale che non sia scritto nella sua lingua. In attesa di una sua risposta o dei compagni di Croce Nera Mosca chiudiamo temporaneamente la cassa per capire quale sia la sua situazione attuale.

Anarchici ed Anarchiche di Trento e Rovereto

Testo tradotto dal sito Actforfree del 17 novembre 2015

L'anarchico Ilya Romanov, che è stato arrestato nelle prime ore del 26 ottobre 2013 nella città di Nizhny Novgorod, dopo una prematura esplosione di un dispositivo artigianale che ha avuto come conseguenza l'amputazione del suo polso sinistro, è stato recentemente condannato a 10 anni di prigione.

Il processo, che è cominciato il 16 giugno 2015 presso il tribunale locale di Nizhny Novgorod, è stato condotto dai giudici del Consiglio Giuridico Militare mandati da Mosca, perchè l'obiettivo del presunto attacco fallito del compagno era un ufficio militare. Il 6 agosto, dopo circa 20 sedute, la decisione è stata presa: condanna a 10 anni di lavori forzati e 110 000 rubli (circa 1600 euro) di multa.

I giudici, mentre liquidavano tutte le conclusioni degli specialisti chiamati dalla difesa, accettavano completamente tutte le dichiarazioni dei teste/spia che erano stati intimiditi e minacciati dai poliziotti, e le conclusioni degli specialisti del Ministero dell'Ordine Pubblico. Ilya, che ha compiuto 48 anni lo scorso luglio, è stato giudicato colpevole di tutte le imputazioni (“preparazione di attacco terroristico”, “inclinazione al terrorismo” e “costruzione, possesso e trasporto di materiale esplosivo”).

Si deve notare che tutte le imputazioni che hanno seriamente aggravato il suo caso, cioè “l'inclinazione a compiere attacchi terroristici”, si basano unicamente su un'intervista: dopo la sua scarcerazione nel dicembre del 2012 in Ucraina, Ilya trascorse un paio di giorni con alcuni amici a Donetsk, così potè prendere fiato dopo 10 anni di prigione. Lì incontrò anche un anarcosindacalista della Confederazione Rivoluzionaria degli anarco-sindacalisti, il quale registrò e in seguito rese pubblico l'incontro con Ilya.

Sembra che ciò che il compagno disse abbia fatto infuriare le autorità così tanto, e forse anche di più, dell'esplosione che un anno più tardi gli avrebbe costato un braccio e la sua libertà:

“Vorrei dirti questo sulla prigione: tu giovane non devi farti spaventare dalla prigione. Vai in prigione rilassato. Lotta contro il Capitalismo, contro il CIVIL STATE anche se ciò significa finire in galera. Non preoccuparti, starai bene là dentro. Normale. No, nessuno ti farà a pezzettini. Adesso, e questo te lo posso assicurare, i compagni da fuori si prenderanno cura di te, riceverai lettere e pacchi regolarmente. Perciò non ci morirai lì. Ora, la mortalità in carcere è molto più bassa se comparata a quello che accadeva prima in Ucraina, o anche più recentemente, con Kuchma (il precedente vicepresidente ucraino). Prima di allora era terribile, i prigionieri morivano continuamente come mosche. Ora questo non succede, stai dentro normalmente. L'unico inconveniente è che, e sarò franco, dentro è rinchiusa una gioventù molto stupida, questi giovani stupidi sono la maggioranza, ma anche con loro riuscirai a trovare una forma di comunicazione. C'è tempo per leggere, per migliorare e accrescere il proprio spirito. Ti dico:non c'è nulla di così terrificante nella prigionia. Quindi non stare a preoccuparti, lotta, lotta... Mi sono sentito bene dopo la mia scarcerazione, e ti auguro lo stesso quando capiterà a te.”
( 8 Dicembre 2012, il giorno dopo la sua scarcerazione )

Nel video che segue si possono vedere stralci dell'ultimo giorno del processo, dove il presidente interrompe Ilya, e lui sputa verso il presidente, sfortunatamente solo simbolicamente, poiché nei tribunali russi gli accusati sono rinchiusi in gabbie di vetro. Verso la fine del video parla il suo avvocato, che critica la sentenza e che spiega che faranno ricorso:
https://www.youtube.com/watch?v=HYNVDbrBQ0A#t=50

AGRIGENTO: SCRITTO COLLETTIVO DEI PRIGIONIERI SUL RIFIUTO DI RIENTRO DAL PASSEGGIO


riceviamo e diffondiamo:

Segue un testo collettivo, pervenutoci solo ora, sulle ragioni del rifiuto di rientro dall’aria dei prigionieri del carcere di Agrigento, che illustra chiaramente le condizioni afflittive di quella struttura:

Alla direzione C.C. Agrigento, ai mezzi di informazione di tutti i tipi, alle associazioni pro-detenuti, al garante dei detenuti, al ministro della giustizia, al magistrato di sorveglianza.
 
Noi detenuti a partire da oggi, domenica 29 novembre, entriamo in sciopero che manifestiamo  nel rimanere al passeggio a tempo indeterminato, perché si è già oltrepassato il limite della disumanità che il carcere di Agrigento produce. Ci sono dei principi di civiltà e dignità che devono separare la pena da scontare dalla tortura e questo non potete non saperlo e lo stato è nella piena violazione dei più elementari diritti dell'essere umano.
 
Il detenuto ha diritto a un trattamento giusto e umano e deve lottare per migliorare le proprie condizioni. Non sopportiamo più il trattamento bestiale, umiliante, degradante e di tortura che le condizioni detentive ci infliggono ogni giorno, sia a livello di struttura fatiscente e non a norma di legge, che di regolamento interno, che annulla tutti i nostri diritti, la nostra umanità, che ci farà uscire di prigione ammalati, disturbati, abbruttiti con una rivalsa vendicativa nei confronti della società perché è il carcere mera vendetta che non risponde al dettato costituzionale ed è perciò un'istigazione al suicidio, all'autolesionismo, alla castrazione chimica.
 
Vi ricordiamo i fatti: non esiste il diritto alla salute per carenza di farmaci e di cure adeguate, un esempio è il Sig. Angelo Castagna che da 20 giorni ha estrema difficoltà a camminare (si fa la doccia seduto) e ha perso già 35 kg di peso nel giro di 2 mesi.
 
Non c'é mai stata una disinfestazione. Pericolo di malattie infettive, con blatte, piattole e topi in libera circolazione.
 
Non esiste neanche un defribillatore in infermeria, uno strumento che pensiamo avrebbe salvato la vita a Mohamed, il ragazzo algerino morto in questo carcere due mesi fa. L'ennesima vittima che miete lo stato nelle sue patrie galere.
 
Sovraffollamento nelle celle insostenibile, dove non esistono riscaldamenti, senza acqua calda, neanche nelle uniche due docce, ridotte male, presenti in sezione; e quando capita per un breve lasso di tempo che esce acqua calda, è vietato riempire un secchio per portarselo in cella, pena rapporto disciplinare e soppressione del
proprio turno doccia (3 volte a settimana).
 
Il freddo è pungente ma ci proibiscono di avere guanti di lana o cuffiette o un maglione in più per proteggerci dal gelo.
 
Nel carcere piove dentro dappertutto. Le tubature delle celle sono marce in quanto anche dall'acqua fredda che scorre dai rubinetti, esce odore di fogna e quindi non è potabile.
 
I bagni minuscoli privi di finestra, hanno un aspiratore che non ha mai funzionato, costringendoci a respirare i maleodoranti bisogni fisiologici quotidiani dei propri compagni di cella, e non c'é areazione per consentire una rapida evacuazione. La situazione diventa sempre più nauseabonda! Ci chiudono il blindo e ci spengono i
televisori in violazione della legge. Neanche il magistrato di sorveglianza è garante dei nostri diritti. Non possiamo neppure accenderci e spegnerci la luce autonomamente in quanto la cella è priva di interruttore.
 
Non c'é lavoro e il criterio con cui lo gestiscono è tutto sballato.
Agli stranieri che non hanno niente non gli viene garantito un sussidio periodico (neppure uno) per un minimo di sopravvivenza dignitosa, rendendo la galera tripla!
 
L'area trattamentale non esiste. Ci sono detenuti che da anni non conoscono l'educatore, e quelli che sono definitivi da tanto tempo non hanno ancora lavorato. Siamo nell'ozio forzato più assoluto, senza senso, sempre chiusi tra
angoscia, stress, soprusi, ingiustizie che la fanno da padrona.
 
Senza barbiere da tempo, non ci garantiscono nemmeno un minimo di decoro verso noi stessi e le persone con cui facciamo colloquio, per non parlare della frantumazione del rapporto affettivo per chi ha la famiglia lontana.
 
La lista sarebbe ancora lunga delle nefande condizioni cui versala galera e ci sembra inutile proseguire.
 
Col nostro sciopero non chiediamo di risolvere tutti questi violenti “problemi”, perché siamo realisti e sappiamo già che niente cambierà! Quello che vogliamo invece è la libertà immediata fino a quando non ci sarà una prigione che rispetti i diritti.
 
“La dignità umana è inviolabile, essa deve essere tutelata e rispettata”.

 novembre 2015

BOMBA CARTS CONTRO SEDE DI CASAPOUND A FIRENZE

Dalla stampa di Stato:

Casapound, che bravi ragazzi.” E’ questo il messaggio che il Viminale ha inviato ad Aprile 2015 alla Direzione centrale della polizia di prevenzione del Tribunale civile di Roma. Evidentemente, a Firenze non la si pensa così.
Già il 14 gennaio 2016 una ventina di incapucciati aveva espresso il proprio disappunto direttamente all’interno della libreria dell’associazione culturale (?) “Il Bargello”,  a Coverciano, affiliata a Casa Pound Firenze. Ora, nella notte del 2 febbraio, un petardone ne ha distrutto la saracinesca e gli infissi.

Nei pressi, un muro ha preso parola, “Andre, Tommy e Pippo liberi”.

fonti:

http://www.lanazione.it/firenze/bomba-casapound-1.1700046#next
http://www.parmatoday.it/cronaca/bomba-casa-pound-firenze-anarchici-parma.html

sulla nota del Viminale:

http://www.repubblica.it/politica/2016/02/01/news/casapound_polizia-132480295/


da informa-azione.info

UDINE: DENUNCE PER CONTRASTO A PRESIDIO FASCISTA

fonte
Udine, 1-2.16, denunce per contrasto a presidio fascista

Tra fine gennaio e inizio febbraio 2016 sono arrivate alcune denunce per manifestazione non autorizzata (art. 18 T.U.L.P.S.) per contrasto a un presidio fascista di sabato 21 novembre 2015, in piazza Libertà. Gli organizzatore erano i camerati di RSI-Movimento Sociale-Fiamma Nazionale, difesi chiaramente dalla celere (vedi https://alcunianarchiciudinesi.noblogs.org/post/2015/11/23/udine-21-11-15-azione-di-disturbo-a-presidio-fascista/). Il successivo 5 dicembre era stato contrastato un altro presidio fascista, sempre dello stesso partito neo-fascista, questa volta in Borgo Stazione. Seguiranno aggiornamenti.

2 febbraio 2016

BRUXELLES: APPELLO A SOLIDARIETA' CON I/LE 4 ACCUSAT* DELLA DISTRUZIONE DEL PLASTICO DELLA MAXI PRIGIONE

maxi-model

Nella sua folle corsa ai profitti, il capitalismo getta sempre più gente nella precarietà e rende il nostro ambiente sempre più invivibile. Di fronte alla miseria seminata a destra e a manca e alla collera che ribolle, lo Stato investe nel mantenimento dell’ordine e costruisce nuove prigioni.

All’ora in cui il popolo è costretto a stringere la cinghia, il governo riesce a trovare i miliardi per stringerla ancora di più costruendo prigioni high-tech dove sperimenta nuove forme di tortura (privazioni sensoriali e di contatto umano).
Per la classe dominante il vantaggio è doppio: i contratti di costruzione gli assicurano benefici succulenti e l’apparato securitario ultra-sviluppato gli permette di mantenere i propri privilegi e far durare questo sistemo oppressivo e distruttore.

Il Masterplan del governo federale prevede la costruzione di 7 nuove prigioni in Belgio. Una di queste, la maxi-prigione, da qualche anno cristallizza tutte le opposizioni. Il governo prevede di costruire quel mastodonte carcerario sul terreno di Keelbeek, a Haren, nella periferia nord di Bruxelles.
Il progetto di maxi-prigione in qualche cifra:
# una capacità di 1200 detenut* (uomini, donne, minorenni e persone psichiatrizzate)
# 19 ettari di terreni agricoli e di natura cementificati
# un partenariato pubblico-privato di 25 anni che costerà allo Stato più di 3 miliardi di euro. Cioè un costo quotidiano di 275 euro minimo per detenut*. Più di 275 euro al giorno dedicati a spezzare un essere umano!
# un luogo lontano dal cuore di Bruxelles, difficilmente accessibile per le famiglie dei/lle detenuti

Dall’annuncio della costruzione della maxi-prigione, le reazioni sono numerose. A Haren, il comitato di quartiere informa gli/le abitanti e si mobilita contro il progetto. Nelle strade di Bruxelles, la maxi-prigione riaccende la rabbia anti-carceraria e dei gruppi ben ispirati si sforzano di porre fine al progetto con una serie di azioni dirette. Ad Anderlecht è stato aperto un locale di lotta contro la maxi-prigione per informarsi, discutere e organizzarsi.
Durante l’estate 2014, il terreno di Keelbeek è stato occupato per impedire che il progetto avanzasse. Così è nata la ZAD (Zone à Défendre) di Haren. Tra le capanne sugli alberi e l’orto, gli/le oppositori/trici vi sperimentano un modo di vita diverso, solidale e auto-gestito. L’occupazione de terreno ha avuto fine nel settembre 2015 in seguito all’espulsione energica degli/lle occupanti eseguita dalla polizia di Bruxelles. Ma ancora oggi, un pugno di irriducibili occupano un terreno vicino a quello di Keelbeek e diverse case abbandonate di Haren.
Quest’agitazione popolare in aumento ostacola i progetti del governo che sguinzaglia la sua muta di cani da guardia per cercare di soffocare la contestazione. Divers* compagn* di lotta subiscono  perquisizioni, pedinamenti, intercettazioni, intimidazioni e tentativi d’infiltrazioni. Ma di fronte alla determinazione e la solidarietà, la repressione si dimostra impotente.
Il 20 maggio 2015 si svolse l’udienza pubblica della commissione di concertazione relativa al progetto di maxi-prigione a Haren. L’opinione della commissione non è nemmeno vincolante, quindi questa farsa di consultazione popolare non inganna nessuno. Lo stesso giorno una quindicina di persone decidono quindi di esprimere la loro opposizione al progetto fuori dal percorso tracciato dal potere e manifestano all’interno dell’Agenzia dell’edilizia. Durante l’azione viene distrutto il plastico della maxi-prigione esposto nella hall d’entrata.
L’Agenzia dell’edilizia, istituzione corrotta fino al collo, è incaricata della gestione del patrimonio immobiliare dello Stato belga e del coordinamento della costruzione delle nuove prigioni. Senza attendere i permessi, l’Agenzia dell’edilizia ha cercato più volte di dare il via ai lavori sul terreno di Keelbeek. Ma ogni volta le macchine di cantiere sono state respinte dagli/lle oppositori/trici.
Mentre il progetto è minacciato da ogni parte, il potere coglie quest’occasione per cercare di indebolire la resistenza e oggi siamo in quattro a ritrovarci sul banco degli/lle accusat* per “distruzione organizzata di beni mobili”. Si tratta del primo processo per un’azione contro la maxi-prigione. Dopo un rinvio, la prima udienza è fissata per il 22 gennaio 2016 al Palazzo di giustizia di Bruxelles.
Per questo tipo d’azione, le pene previste vanno da 1 a 5 anni di carcere e l’Agenzia dell’edilizia pubblica reclama 40.000 euro di danni e interessi.

Lungi dal paralizzarci, questo processo è un’opportunità di riaffermare la nostra posizione anti-autoritaria contro ogni forma di potere, che sia politico, mediatico o giudiziario. Fanno parte del problema, non della soluzione.
E con la vostra complicità, questo processo sarà un’occasione supplementare di buttare qualche sanpietrino nella palude carcerale e mettere qualche bastone nelle ruote.

Continuiamo la lotta contro le prigioni e il mondo che proteggono!
E per affrontare le spese processuali, facciamo appello anche alla vostra solidarietà economica.
Se trovate qualche monetina frugandovi le tasche o facendo girare una cassa di solidarietà durante le vostre riunioni militanti, grazie di farle arrivare da queste parti: BE66 5230 4745 8943 (numero di conto bancario a nome del «sostegno processo plastico»).

Mattone dopo mattone Muro dopo muro Distruggiamo tutte le prigioni!

I/Le 4 accusat*

Fonte

APPELLO PER UNA SETTIMANA DI AGITAZIONE CONTRO LE TECNOSCIENZE

riceviamo e diffondiamo:


SOLIDARIETA' E AZIONE




"Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque. E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione. Nostro compito è anche di interpretarlo. E, ciò precisamente per cambiare il cambiamento. Affinchè il mondo non continui a cambiare senza di noi. E, alla fine, non si cambi in un mondo senza di noi"
Gunther Anders

Occuparci del potere tecnoscientifico con le sue principali manifestazioni: biotecnologie, nanotecnologie, informatica, neuroscienze non è soltanto porre l'attenzione su qualche aspetto di questa società particolarmente nocivo. Come scriveva Ellul oltre cinquant'anni fa la tecnologia si è fatta sistema e media le nostre vite aldilà di una qualsiasi volontà. In questo anche gli altri animali e l'intero pianeta sotto l'imperativo tecnico vengono schiacciati e manipolati secondo l'esigenza del momento. Le tecno-scienze si stanno ricombinando e convergono verso quello che è stato sempre il loro fine ultimo: un controllo totale sugli esseri viventi.
Perchè occuparsi tanto di tecnologia si chiedono in molti, quando tanti sono i problemi che ci circondano. In un sistema tecnico come quello attuale, dove tutto è scandito dalla macchina, la tecnologia rappresenta il momento, il luogo, lo spazio dove si estende ogni forma di sfruttamento.  A volte si chiama green economy, altre progresso scientifico e altre ancora gestione della catastrofe, formando quegli ambiti che una volta riprogettati allargano la rete dove su ogni maglia si sviluppano tutti i rapporti di dominio, quelli da cui non si ritorna indietro come il lancio di un ogm o la manipolazione della linea germinale.
Una lotta contro le nocività non può prescindere dal contesto sociale che le ha prodotte, volute e rese necessarie per tutti. Questo significa che la nostra critica non può che andare sotto la superfice del cosiddetto buon senso o dell'ambientalismo impostore fino a raggiungere il reale problema.
Il potere è pienamente dispiegato in ogni apparato tecnologico che ci circonda, una tecno-democrazia che appare ad ogni angolo, presidia ogni incrocio, controlla ogni aspetto della nostra sopravvivenza fino a entrare nei corpi mentre la sua essenza totalitaria rimane fondamentalmente non percepita. Un tecno-potere che, grazie ad apparati sempre più a misura nanometrica, diventa più di quel che appare, cominciando a non apparire più.

Questa settimana di mobilitazione non serve a circoscrivere un percorso o a ridurne i confini, al contrario ci auguriamo che queste giornate ne inaugurino di nuovi o rinforzino i precedenti con nuova determinazione e volontà di agire.
Abbiamo pensato che ogni situazione nel proprio territorio potesse utilizzare queste giornate per concentrare iniziative legate al tema delle nocività soprattutto quelle legate alle scienze convergenti che sempre di più si impossessano della Terra e  di corpi.
Il 26 Febbraio ci sarà invece un'iniziativa collettiva a carattere nazionale: un presidio contro l'EFSA (autorità europea per la sicurezza alimentare) che ha sede a Parma.
L'EFSA è l'organo riconosciuto a livello internazionale a cui la Commissione Europea fa riferimento per molte nocività quali gli ogm, pesticidi, prodotti chimici e nanotecnologie. Può autorizzare il commercio di prodotti ogm e la semina in campo aperto a scopo commerciale e sperimentale. Come l'FDA (food drugs aministration) americana altro non è che un braccio governativo delle stesse multinazionali soprattutto biotecnologiche, con cui i rapporti molto stretti permettono un continuo scambio di amministratori, scienziati, manager e l'immancabile personale tecnico: quale modo migliore di permettere una diffusione capillare degli ogm anche in Europa.
Grazie a soglie di contaminazione tollerata negli alimenti e nelle sementi, mangimi ogm, coltivazioni transgeniche in campo aperto... il lavoro di diffusione è in corso già da troppo tempo.
Sulla falsa riga dell'FDA americana l'Europa si è dotata di un'organo chiamato a garantire la sicurezza di ogni nocività. Ad essere tutelato, oltre gli interessi delle multinazionali biotech-chimico-farmaceutiche, è un sistema economico, politico e sociale che si aggrappa alla nuova rivoluzione bionanotecnologica producendo sempre più disastri ambientali e sociali che stanno alla base dello sviluppo tecno-industriale, di cui le manipolazioni del vivente sono l'apice mortifero.
Non siamo per la creazione di un EFSA più sicuro, trasparente e democratico, anche volendo crearlo non potrebbe mai essere realizzato. Un organo di sicurezza come l'EFSA presuppone che regolarmente si possono creare sostanze nocive da diffondere sul pianeta mettendone a rischio la stessa sopravvivenza. Così come un impianto di smaltimento di scorie radioattive necessita sempre di impianti atomici e di un'economia di guerra.
Rifiutiamo in toto questo tecno-sistema insieme a tutte le sue manifestazioni di morte con la stessa determinazione e convinzione che queste siano destinate a missione di pace o a creare la guerra: la loro pace è già una guerra perpetua al pianeta e a tutte le sue forme di vita: già abbastanza per opporre una resistenza senza tregua.

Il 2 Marzo si terrà al tribunale di Torino la nuova udienza contro Silvia, Billy e Costa accusati del tentato sabotaggio con esplosivi a firma Earth Liberation Front ad un centro di ricerche internazionale sulle nanotecnologie in Svizzera della multinazionale IBM.

Continuare questa solidarietà significa per noi continuare ad ascoltare quell'urlo di un pianeta morente, che come scrisse un gruppo dell'ELF statunitense li aveva motivati nel loro cammino di resistenza, da non confondersi con la passività ma con l'ira bruciante durante la lotta.

Assemblea solidale

Dal 22 al 28 FEBBRAIO SETTIMANA DI AGITAZIONE in tutta Italia
contro le tecnoscienze e il mondo che le produce
26 Febbraio PRESIDIO CONTRO l'EFSA
Ente europeo di sicurezza alimentare
Dalle 12.00 alle 17.00  Davanti alla sede dell'EFSA  Viale Piacenza - Parma

Per contatti:

info@resistenzealnanomondo.org
www.resistenzealnanomondo.org

SARONNO: ATTACCATA SEDE ROTODYNE - AZIONE CONTRO L'INDUSTRIA BELLICA

riceviamo da mail anonima e diffondiamo:

"Nella notte tra il 28 e il 29 Gennaio la sede degli uffici Rotodyne a Saronno è stata colpita da una bottiglia molotov.

La Rotodyne sviluppa attrezzature per la manutenzione e la costruzione di elicotteri ed aerei da guerra ( EH 101, NH-⁠90, EuroFighter Typhoon ), tra cui anche il Lockheed F-⁠35 Lightning ||, ideato ed utilizzato dai Marines, dall'aereonautica e dalla marina americana, oltre che da molti altri paesi NATO, tra cui l'Italia.
I distributori dei suoi prodotti, e le aziende con cui collabora, sono Alenia-Airmacchi, Augusta Westland (gruppo Finmeccanica ), Aereotech, Patria Helicopters.
I suoi prodotti sono stati adottati dalle forze armate danesi, irlandesi, greche, dell'Oman e italiane; dalle polizie olandesi, svedesi e italiane; dall'esercito, guardia costiera e marina italiana.

Non si può restare inermi di fronte a chi fa affari con la guerra.
Attaccarli prima che i loro prodotti possano contribuire a causare morte e devastazioni è giusto.
Stare a guardare senza agire ci avrebbe reso complici."


fonte

TRENTO: SABOTATI DUE RIPETITORI IN SOLIDARIETA' A SILVIA, COSTA E BILLY SOTTO PROCESSO

riceviamo da mail anonima e diffondiamo:

"Il 14 gennaio abbiamo incendiato e distrutto due ripetitori a Trento. Fermiamo il controllo telematico e l'inquinamento elettromagnetico. Per Silvia Costa e Billy ancora sotto processo."


Fonte

SARONNO - AI VANDALI

In seguito alla pubblicazione sul giornale locale "La Prealpina" dell'articolo qui riportato, alcuni anarchici del varesotto hanno diffuso il seguente manifesto:

da informa-azione.info

TORINO: AZIONE IN SOLIDARIETA' CON IL POPOLO KURDO

riceviamo e diffondiamo:



LA TURCHIA UCCIDE I CURDI CON LE ARMI ITALIANE

Questa mattina a Torino, alcuni/e solidali con la resistenza del popolo Curdo, si sono recati davanti la sede dell'Alenia, società del gruppo Finmeccanica impegnata nella produzione di armamenti militari, fabbrica di morte e leader della produzione di veicoli da guerra quali elicotteri ed aerei . Uno striscione con scritto “Erdogan assassino, Alenia complice" è stato posizionato davanti l'ingresso della fabbrica sul trafficato Corso Marche, mentre il caccia bombardiere che fa bella mostra nella rotonda tra Corso Marche e Strada Antica di Collegno, è stato colpito con vernice rossa mentre un altro striscione denunciava come “La Turchia uccide i Curdi con le armi italiane”.

Nella guerra che lo Stato Turco sta portando nuovamente avanti negli ultimi mesi, da una parte contro il PKK e dall'altra contro la popolazione civile del sud-est del paese, l'Italia (nelle vesti del gruppo Finmeccanica) sta giocando un ruolo primario grazie alla fornitura di armi e veicoli militari che quotidianamente la Turchia utilizza per uccide donne, uomini e bambini. Di fatto l'Italia è complice del massacro e della pulizia etnica che sta colpendo centinaia di migliaia di Curdi con oltre 400 persone uccise da Luglio 2015 ad oggi.

Fermare immediatamente la vendita di armi alla Turchia!
Fermare immediatamente il massacro del popolo Curdo del Bakur!
Chi rimane in silenzio è complice,
non sostenere questo crimine, prendi parola!

Ricordiamo che Sabato 30 gennaio dalle 15 in Piazza castello ci sarà un presidio di solidarietà alla resistenza del popolo Curdo e per l'anniversario della liberazione di Kobane


“Per Finmeccanica la Turchia rappresenta soprattutto un partner industriale anziché un semplice mercato potenziale”, spiegano i manager del colosso militare-industriale italiano. “Nel corso degli anni, la stretta collaborazione tra le società del gruppo e le loro controparti turche ha portato a una solida partnership industriale che si estende ai settori della difesa e della sicurezza. Le attività spaziano da elicotteri per applicazioni militari...”

da “Turchia alla guerra in Kurdistan con le armi Finmeccanica” di Antonio Mazzeo

 

CIVITAVECCHIA: COMUNICATO FAI/FRI SU ATTACCO AL TRIBUNALE

riceviamo anonimamente e diffondiamo:



<< Il mio core aborre e sfida
I potenti della terra,
il mio braccio muove guerra al codardo all’oppressor>>
(Amore ribelle – Pietro Gori)

Viviamo in un stato di guerra permanente globale, la guerra perenne tra oppressori, lo sappiamo noi e lo sanno protagonisti principali e secondari del dominio. Soprattutto lo sanno gli oppressi, che subiscono l’arbitrio del potere sulle loro vite.
Proprio in questo momento assistiamo nelle strade del ricco ed opulento Occidente al passaggio di carri armati e di militari, all’aumento di controlli e presidi di difesa dell’ordine del commercio e del consumo, alla militarizzazione del territorio.
Cambiamenti che saltano agli occhi anche del più assopito degli animi, ma che la strategia di controllo globale cercherà di renderci digeribili.    
                                                                                                                                                                

<< Tra gli sfruttati, signori,
si possono distinguere due categorie:
gli uni non si rendono conto né di quel che sono né di quel che potrebbero essere,
prendono la vita come viene, convinti che sono nati per essere schiavi,
felici del boccone che a loro si butta in cambio del loro lavoro,
 ma altri ve ne sono che pensano, che studiano
e gittando attorno lo sguardo vi colgono flagranti le iniquità sociali>>
(Auguste Vaillant)

Non siamo così miopi da ritenere che questa guerra globale abbia schieramenti così netti e marcati. Così come riconosciamo bene nemici della libertà, non possiamo sopportare la rassegnazione e la tolleranza di chi è ogni giorno disposto a cedere un pezzo della propria vita. E’ per questo che non ci illudiamo di lavorare per alcuna rivoluzione, abbiamo chiaro in mente che l’unica anarchia realizzabile è quella che viviamo quando finalmente ci liberiamo di ogni giogo e decidiamo di attaccare il dominio. Esperienza che sentiamo di condividere con compagni/e di tutto il mondo aderenti al progetto di diffusione del seme anarchico F.A.I/F.RI.

Stanotte questo seme l’abbiamo piantato sotto forma di ordigno esplosivo piazzato in un dei luoghi chiave sparsi nel territorio della repressione statale: il tribunale di Civitavecchia. Noi la nostra libertà abbiamo deciso di prendercela. Abbiamo affilato strumenti, analizzato tattiche, perché abbiamo sete d’anarchia, e siamo impazienti.

Tribunali e carceri sono semplici avamposti del dominio; luoghi non solo simbolici, ma fisici, dove lo Stato e l’autorità sigillano con il marchio della condanna, della colpa, della reclusione ed esclusione quanti non si adeguano ai dettami del controllo globale.

Mentre si spalancano porte sante per diffondere sentimenti miseri come pietà e misericordia, noi abbattiamo muri ideologici e reali per permettere all’odio che ci anima di riconciliarsi con l’amore per una vita libera. Oggi abbiamo agito convinti che le esperienze dei/lle compagni/e che abbiamo  perso, come quelle di chi è rinchiuso od in fuga, non vogliamo portarle con noi in qualche antro del cuore, ma liberarle lasciando che armino le nostre mani, scaldino la nostra carne.
Per questo il nostro saluto va ai/lle compagni/e prigionieri/e che con la loro non sottomissione contribuiscono al diffondersi di una sovversione gioiosa e consapevole.

LIBERTA’PER I/LE PRIGIONERI/E ANARCHICHI/CHE IN TUTTO IL MONDO! FUOCO ALLE CARCERI!!  POLVERE NERA AI TRIBUNALI!!!
LUNGA VITA ALLA F.A.I/F.R.I.

Comitato pirotecnico per un anno straordinario, F.A.I/F.R.I.


da informa-azione.info